Il “negazionismo” è un fenomeno così diffuso e praticato che il termine non ha bisogno di spiegazioni. È probabile che quasi tutti gli esseri umani si siano comportati da negazionisti in qualche frangente. Qualcuno poi, davanti all’evidenza, ha cambiato parere (vedi certi negazionisti dei martiri delle foibe) mentre altri, imperterriti, perdurano nelle loro convinzioni sballate; i “terrapiattisti” sono forse l’esempio più famoso tra i seguaci di teorie improponibili. Il numero di coloro che sulle prime hanno pensato che l’uomo non fosse mai andato sulla Luna e che l’impresa voluta dal presidente John Kennedy, fosse stata recitata e filmata negli “studios” della Nasa, si è ridotto notevolmente, man mano che ad Apollo 11 (anno 1969) sono seguiti altri cinque allunaggi. Imprese, del resto, mai contestate dai “rivali” di ieri e di oggi, sovietici e cinesi. In questo stesso mese di febbraio di cinquanta anni fa, mentre nella democratica Svizzera le donne finalmente si vedevano riconosciuto il diritto di votare e di essere elette (sempre negato nei referendum precedenti in cui, del resto, a votare erano solo gli uomini), la missione spaziale Apollo 14 portava per la terza volta due astronauti americani a camminare sul suolo della Luna. Scientificamente fu l’impresa lunare più importante per quantità e numero di operazioni svolte e fu anche quella che portò il primo veicolo a lasciare l’impronta delle sue ruote sulla polvere del satellite naturale della Terra. Alan Shepard e Edgar Mitchell nel loro spostarsi sulla superficie selenica usarono o, meglio, tentarono di usare un piccolo carro di due metri per uno, dotato di due ruote (gommate Goodyear), detto MET (Modular Equipment Trasporter) per trasportare gli strumenti necessari agli esperimenti e raccogliere campioni di rocce. Per la verità, a causa della irregolarità del terreno, che si rivelò ben maggiore di quanto previsto in progetto, il carretto risultò difficile da manovrare tanto da stimolare i tecnici della NASA a rivedere i concetti di mobilità delle missioni successive. Ciò ebbe come risultato lo sviluppo di una vera e propria automobile elettrica a due posti, detta LRV (Lunar Roving Vehicle), di cui poterono usufruire per i loro spostamenti i sei componenti delle tre missioni successive: Apollo 15, Apollo 16 e Apollo 17. Durante le 33 ore e mezza che Shepard e Mitchell trascorsero sul suolo lunare furono raccolti quasi 50 chili di rocce che, esaminate nei laboratori di scienze naturali, hanno permesso di datare l’età della Luna, che è di 4,5 miliardi di anni. I “negazionisti”- più specificatamente classificati come “luna-complottisti” – per i quali Apollo 14 (al pari di tutti gli altri Apollo) non ha mai volato, obiettano che i campioni potrebbero essere stati raccolti sulla Terra oppure da sonde automatiche lunari, del tipo di quelle sovietiche. A smentirli dal punto di vista chimico (per quel che può valere la scienza contro la cocciutaggine) c’è la composizione delle rocce, molto rare sulla Terra e formatesi in ambiente a bassa gravità e non schermato dall’atmosfera. Dal punto di vista fisico, a smentirli c’è il fatto che gli americani con le missioni Apollo hanno portato sulla Terra quasi quattro quintali di rocce mentre le sonde automatiche sovietiche ne hanno raccolti solo tre etti. Il satellite artificiale americano LRO che dal 2009 gira attorno alla Luna – il Lunar Reconnaissance Orbiter – ha fotografato e “cartografato” la superficie sottostante in modo molto dettagliato ottenendo una mappatura ove si possono “leggere” addirittura le impronte degli astronauti e le tracce dei veicoli. Il luogo dove scese e da dove ripartì Apollo 14, come e ancor meglio degli altri siti di allunaggio del programma spaziale, è chiaramente distinguibile in tutti i particolari. Agli ultimi “luna-complottisti” (ce ne sono ancora, più del sopportabile) non resta che l’extrema ratio: “e allora, perché non ci siamo più tornati”? Pare non sia un bel posto e che il viaggio costi molto ma, alla luce delle nuove convenienze (ricavare minerali preziosi e creare basi di lancio verso Marte), è in programma un ritorno; tra poco.
Interessante, divertente, scientifico, ma troppo indigesto per i terrapiattisti. Ammesso che siano in grado di capirlo.