Lo scorso 21 aprile si è tenuto un incontro virtuale (come si usa, specialmente con le attuali restrizioni) organizzato da FORUMAutoMotive sul tema “Mobilità che cambia: rivoluzione 5G. Nuovi scenari”. Molti e autorevoli convenuti (alcuni, appunto, virtualmente) hanno spiegato ed espresso il loro parere, e quello di chi rappresentano, sulle opportunità offerte dal nuovo sistema di produzione, acquisizione ed elaborazione dati detto di “quinta generazione”. Di per sé “G” è un prefisso che si pronuncia “giga” e che significa miliardo (come “M”, mega, significa milione); invece in questo caso 5G significa che siamo alla quinta generazione della tecnologia di “rete mobile” del tipo di quelle in uso nella telefonia dei nostri smartphone. Ovviamente, la novità comporta maggiore disponibilità di contatti, maggiore velocità di elaborazione dei dati, maggiore precisione, migliore comunicazione, eccetera. A noi ha interessato apprendere che sono infondati i timori che le frequenze utilizzate abbiano effetti nocivi sulla salute degli utenti, o anche solo su chi si trovi a “incrociare” le onde elettromagnetiche del 5G. Così ci assicurano gli esperti o, almeno, è certo che questo sistema non è peggiore dei precedenti 2, 3 e 4G che ci “contornano” ormai da decenni e “bombardano” quelli che stanno a lungo col telefono portatile attaccato all’orecchio. Siccome perlopiù questi sono giovani, gli eventuali effetti si conosceranno più avanti; per ora rischiano solo di andare a sbattere per disattenzione al mondo che li circonda. Venendo al tema della mobilità, è chiaro che il nuovo sistema è in grado di elaborare al meglio i parametri relativi al funzionamento del veicolo che risulta sempre più confortevole, sobrio nei consumi, performante, sicuro, eccetera. Immaginiamo anche solo la possibilità di conoscere in ogni momento (dicesi “in tempo reale”) la situazione del traffico sul nostro itinerario. Ma non solo: essere consigliato sulle alternative fino al punto che, se abbiamo informato il sistema sulla nostra meta e sul tempo che abbiamo a disposizione per raggiungerla, otterremo suggerimenti sul dove fermarci a mangiare (cucina casalinga?) o a fare rifornimento (la “riserva” è sotto controllo) e magari dove sostare per fare quattro passi a sgranchirci le gambe (se il tempo è bello, sennò visiteremo il museo consigliato). Il sistema ovviamente prevede che noi, oltre ad essere chi ne “usufruisce” siamo anche coloro che “forniscono” i dati a vantaggio degli altri utenti. Qui possiamo immaginare le conseguenze sul tema “privacy” di cui siamo tutti gelosissimi finché, riflettendoci bene, scopriamo e dobbiamo ammettere che è una pia illusione. Scherzandoci su (ma non troppo) siamo a un passo dalla guida automatica, dapprima riservata a qualche corsia preferenziale, ma poi, quando tutti (automobilisti, pedoni, ciclisti e motociclisti) avremo in tasca un telefonino, sarà estesa sull’intero territorio e in particolare in città. E, se il telefonino non l’abbiamo, ci penseranno i rilevatori fissi a individuarci, insieme agli animali (magari muniti di “chip”) e altri soggetti, sempre allo scopo che non si verifichino incidenti. Poi, al primo giretto in macchina consentito dalle restrizioni anti-Covid, ci si accorge, come ha fatto osservare qualcuno dei partecipanti alla conferenza, che le automobili hanno l’esigenza di viaggiare sulle strade, queste davvero “reali”, cioè dissestate, senza segnaletica o con segnaletica sbagliata, male illuminate, con i dossi irregolari e, ogni tanto, costituite da ponti, viadotti e sottopassi di cui è leggendaria la manutenzione (nel senso che è una leggenda). Chiudo con un aneddoto. Nel paese che frequento c’è stata l’occasione del passaggio di una tappa del Giro d’Italia ciclistico 2020, il che comportò il rifacimento del manto stradale del tracciato, per non fare brutta figura nelle riprese televisive. Si è scomodata persino l’ANAS, normalmente tetragona in fatto di manutenzione. Per la cronaca, è stata la tappa dello “sciopero dei ciclisti”, che l’hanno percorsa in automobile, senza riprese televisive. Temo che ce la faranno pagare perché, sia chiaro, le buche si riparano solo se ne vale la pena.