“Il mercato italiano dell’auto è positivo da ben 11 mesi – dice Michele Crisci, presidente e ad di Volvo Car Italia e presidente dell’Unrae, l’associazione che rappresenta le case auto estere che operano in Italia – le immatricolazioni, a novembre, sono arrivate a 1.455.271 unità, una crescita del 20,1% rispetto al 2022, pur essendo ancora in calo di 321mila unità nei confronti del 2019, prima della pandemia.” I dati ufficiali di tutto il 2023 saranno comunicati il 2 gennaio, secondo le previsioni – a meno di sorprese nelle ultime ore – le vendite dovrebbero essere di poco superiori al 1.550.000 pezzi, che significa un più 18% sul 2022. Un’apparente progressione che in realtà nasconde una sostanziale immobilità per non dire un arretramento deciso, sempre rispetto ai periodi pre-pandemia, che potrebbe durare sino al 2027 quando si stimano almeno 1,8milioni di vendite. “Purtroppo – ribatte Crisci – si continua a parlare con toni catastrofici di transizione sostenibile, senza comprendere che siamo di fronte non ad una minaccia ma ad una grande opportunità di sviluppo per tutta l’industria e l’indotto. Questo consentirà, infatti, di creare nuovi posti di lavoro, di attirare investitori dall’estero e di poter mantenere attivi tutti gli impianti produttivi. Restare bloccati è l’errore principale che possiamo fare, difendendo tecnologie che molto presto saranno superate”. La transizione significa cambiamento, trasformazione, in tutti i settori, incluso quello energetico che considera lo spostamento da fonti non rinnovabili a rinnovabili o il recupero e il riciclo delle batterie oppure il potenziamento dei software legati alla mobilità. Per questo serve il passaggio dalla decarbonizzazione per portare la riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, ma anche per condurci ad una veloce riconversione industriale del nostro Paese, aperta a grandi spazi. “Il 2035, in Italia, è ancora demonizzato ingiustamente – è sempre Crisci a specificarlo – al contrario è un tempo abbastanza lungo per poter pianificare l’espansione e la modificazione di tutto il nostro settore verso la mobilità futura, inutile discutere senza prendere opportune decisioni.” A livello globale, nel 2023, dovrebbero essere registrati 85,2 milioni di veicoli, di cui 14,5 milioni in Europa ma l’Italia rimane il fanalino di coda per le auto Bev e Phev (elettriche pure e ibride plug-in) il cui sviluppo in termini commerciali, come ha sottolineato Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae “non dipende dal reddito italiano troppo basso, considerando che molte nazioni con il Pil pro- capite inferiore al nostro, hanno una quota di Bev superiore.” Per esempio la Grecia arriva al 4,6% , la Romania al 10,6% contro il nostro modesto 3,9%. È ancora Crisci a toccare il tasto dolente che riguarda gli incentivi “hanno una formulazione sbagliata, che non sta assolutamente funzionando, anzi, a fine anno ci troveremo con un avanzo del 72,% dei fondi disponibili per le vetture 0-60gr/km e con un residuo di 600milioni di euro che l’Unrae vorrebbe riproporre nel 2024 per le prime due fasce di emissione 0-20 e 21-60gr/km. È necessario anche modificare le regole generali includendo tutte le persone giuridiche, l’aumento dei contributi unitari per le elettriche e plug-in ed allargare , con un fondo esclusivo, le facilitazioni per i veicoli industriali e gli autobus. Solo così cominceremo ad uscire dalla stagnazione che ci blocca.”