E’ mancata Carla Nani Mocenigo, storica pr amica di tanti noi. Purtroppo questo virus si è portata via anche lei e con lei una vita di un mondo che non ci appartiene più.
La ricordiamo attraverso questo post di sua nipote Barbara Garavelli , a cui diamo un forte abbraccio. Ciao zia Carla … mitica sempre!
A pranzo con mia zia, la mia maestra.
So che molti pensano che io sia Milanese perchè ormai sono qui da quasi 24 anni, ma la verità è che sono Veneziana e che nella città della Madonnina ci sono arrivata nella fine degli anni ’80, i mitici anni ’80.
Se a 19 anni ho deciso di venire a vivere a Milano la colpa è solo sua, di Carla Nani Mocenigo, mia zia.
“Colpa”? Forse sarebbe più esatto dire “merito”.
Quando andavo a liceo (lo scientifico G.B.Benedetti di Venezia), il venerdì, nei mesi che precedevano i periodi delle sfilate, ma non solo, arrivavo a scuola con lo zaino con i libri e la mia sacca grigio chiara della Samsonite con dentro tutto l’occorrente per un week-end fuori porta..
Appena suonava la campanella dell’ultima ora, scappavo in stazione a prendere l’intercity Venezia-Milano delle 13.55.
Arrivavo a Milano, prendevo la metropolitana e andavo diretta in Via Dante 4, in ufficio da lei, da mia zia, la mia maestra.
Ai tempi mia zia era una delle più importanti Pr di Milano e lo era nel vero senso che la sigla “Pr” vuole dire: era una super esperta di “Pubbliche Relazioni”.
Lei si che sapeva intrattenere le relazioni pubbliche con i suoi clienti, con la stampa e con il pubblico dei suoi clienti.
Dopo averla vista lavorare e aver avuto la fortuna di poterle dare una mano, avevo deciso: da grande anche io volevo fare la Pr.
Quando sei ragazzina e vivi in una città così particolare come Venezia (una città bellissima dove però c’è ben poco per i giovani), vivere in una città come Milano può diventare molto facilmente il tuo sogno: la moda, le sfilate, gli eventi, le feste, i personaggi che a Venezia potevo vedere solo in televisione o sulla carta patinata, e non solo.
Detto, fatto: a 19 anni ho finito il liceo e mi sono trasferita a Milano per studiare Pubbliche Relazioni, allo I.U.L.M., e per vedere, conoscere e imparare tutto quello che fino a quel giorno per me era stato solo un miraggio.
Forse avrei potuto e dovuto iniziare a lavorare con lei, ma lei era molto importante e io troppo orgogliosa: non volevo diventare “la nipote di”, ma volevo percorrere la mia strada con le mie gambe.
Mi sono spesso ritrovata a chiedere se avessi fatto la scelta giusta…
Ieri ho pranzato con la mia zietta e abbiamo fatto due chiacchiere, rispolverando i vecchi tempi: volevo ricordare quello che già sapevo, ma che avevo dimenticato (lei invece non dimentica nulla!!!) e volevo saperne di più.
Mia zia ha iniziato a fare la Pr fine anni ’60 inizio anni ’70: io ancora non c’ero e se c’ero non sapevo ancora parlare (quando ho imparato ho recuperato subito il tempo perso!!!).
Il suo primo cliente fu “Motta”, nel ’68.
Mia zia iniziò aiutando Enrico Vaine, scrittore che ai tempi era dirigente dell’ufficio pubblicità di “Motta”. Enrico Vaine si era ritrovato a produrre alcuni spot che avevano come protagonisti cantanti lirici e mia zia era amica di molti cantanti lirici e registi: tra le sue più grandi amicizie c’erano Maria Callas e Luchino visconti
Dopo la sua prima esperienza con “Motta”, siccome riteneva di non aver imparato molto, la zia andò a lavorare con il grande Guido Mengacci, da “Life impact”, in Via Montenapoleone.
Fu lui che le insegnò il mestiere di Pr.: la obbligava ad andare da tutti giornalisti, uno per uno, per presentare l’agenzia e il loro clienti, ma soprattutto per fare una foto di ogni giornalista e per preparare, di ognuno di loro, una scheda dettagliata con data di nascita, squadra del cuore e tanto altro.
Tutte informazioni indispensabili per costruire e mantenere le famose “Relazioni pubbliche”.
Guido Mengacci era molto severo, ma bravissimo.
Dopo un paio di anni mia zia decise di iniziare a camminare con le sue gambe e aprì la sua agenzia.
Il primo cliente fu “Busnelli arredamenti” e successivamente arrivarono i clienti di moda e beauty, le sue grandi passioni: “Rinascente”, “Annabella” di Simonetta Ravizza, “Elisabeth Arden”, “Triumph” e tanti altri.
Mi ricordo ancora quando andavo in ufficio ad aiutarla e lei, come ricompensa, mi faceva entrare nella “stanza dei desideri” (dove c’erano tutti i prodotti delle aziende che seguiva) e mi faceva scegliere un costume da bagno, una borsa o una crema da viso.
Mia zia ha sempre messo una grande passione nel suo lavoro e nelle relazioni con le persone, tanto che anche ora, che ha da qualche anno superato i 70, non riesce a stare ferma un attimo e non dimentica mai un compleanno.
E’ un portento e non si può non volerle bene: è la zia che tutti vorrebbero avere.
Lo dimostra il fatto che Milano, ma non solo, è pieno di professionisti, imprenditori, artisti, attori, e chi più ne ha più ne metta, che la chiamano “zia Carla”, anche se non sono i suoi nipoti.
A proposito di attori e di teatro…
La zia vide la sua prima opera all’età di 4 anni: Madama Butterfly.
Fu mia nonna Amalia, che conoscendo la sua grande passione, iniziò a portarla a teatro e infatti da quel giorno non smise più.
Fu proprio attraverso questa sua grande passione che conobbe quello che poi divenne suo marito.
Si incontrarono quando Franco Enriquez era a Venezia per la regia di “Il Barbiere di Siviglia”, alla Fenice.
Mia nonna Amalia conobbe Franco, attraverso un amico comune, all’Harry’s bar, proprio lì dove proprio per mia nonna, inventarono il Carpaccio.
Fecero amicizia e la nonna lo invitò a pranzo a casa, per il giorno dopo.
Fu proprio a casa nostra che il grande regista iniziò a corteggiare mia zia Carla.
Quando Maria Callas, cara amica della zia, seppe del corteggiamento in atto, la mise in guardia dicendole di stare attenta perché Franco era un gran donnaiolo.
Maria si oppose talmente tanto a quella relazione, che non andò neanche al loro matrimonio e quando le mandò il regalo lo indirizzò solo a lei e non al marito.
Ovviamente quando mia zia e Franco si separarono…Maria Callas gioì.
Quando negli anni ’80 il riavvicinamento tra zia Carla e zio Franco era ormai cosa quasi fatta, lui purtroppo morì. Fu allora che mia zia sposò, in seconde nozze, il suo lavoro.
Che dire !? Grazie zia, mi ha insegnato tanto e ancora oggi continui a darmi un sacco di preziosi consigli.
Senza di te forse non mi sarebbe venuta voglia di venire a vivere a Milano, non avrei imparato quello che ho imparato e non avrei conosciuto mio marito.
Ma soprattutto tu non avresti quel pronipote che ora tanto ami e tanto vizi.
Ti voglio bene
Barbara