In poco più di dieci minuti, in gran segreto, Tim Cook, il grande capo di Apple, ha comunicato che il progetto Titan, legato alla Apple Car, che doveva uscire nel 2025, partito esattamente dieci anni fa, è stato definitivamente accantonato. I duemila dipendenti coinvolti saranno dirottati, in parte, alla divisione che si occupa dell’intelligenza artificiale o in altre posizioni all’interno del gruppo. Una manciata di secondi è stata sufficiente per distruggere miliardi di dollari già investiti nella ricerca e sviluppo, un ritiro dalla scena dell’auto elettrica e autonoma, di segmento premium, che doveva essere guidata solamente con la voce. Ma l’abbandono non è così negativo per Apple, non sarà più in competizione con le industrie automobilistiche che già montano su molti modelli il suo software di navigazione CarPlay, compatibile con gli iPhone e con i comandi di Siri. Elon Musk, padrone di Tesla, che aveva proposto, meno di dieci anni fa, proprio a Cook di acquistare il suo brand, oggi gioisce. Si è levato di mezzo il suo concorrente più temibile, in uno scenario che vede tutti i costruttori in grande riflessione nel rivedere i loro programmi sul futuro prossimo dei modelli a zero emissioni, dopo l’arrivo dei costruttori cinesi, Byd in testa. Al salone di Ginevra, Luca de Meo, l’unico ceo presente alla manifestazione, lanciando la R5, ha chiesto una maggiore cooperazione tra le case europee, proprio per affrontare i nuovi attori asiatici del mercato. Non è necessario, all’industria, arrivare a una taglia importante per essere alla pari con loro, al contrario serve una maggiore agilità per fronteggiare, con tempismo, le fluttuazioni globali, evitando così investimenti colossali. In Renault vi è allo studio avanzato la piattaforma su cui verrà prodotta la nuova Twingo e, proprio per concretizzare le sue convinzioni, de Meo ha svelato che ha in corso diverse discussioni con dirigenti di altre case, tra cui quelli di Volkswagen, per condividere la struttura, creando piccole city car virtuose, le uniche, attualmente, indispensabili nelle metropoli europee. Per le taglie superiori sono sufficienti, per ora, le soluzioni ibride, che permettono la tutela delle manifatture, basti pensare che in Usa il passaggio all’auto green è ancora parecchio problematico, poiché solamente la generazione dei Millennial è, in piccola parte, favorevole. La data del 2035, prevista per il blocco delle vendite di vetture a benzina e gasolio, forse potrà essere modificata, senza rinnegare un processo ormai irreversibile, “il domani, pur ancora lontano, sarà sicuramente elettrico”. In questo scenario è determinante avvalersi di fornitori che hanno esperienza e fama di qualità, “come quelli italiani, con cui abbiamo avviato molteplici rapporti, raddoppiando il fatturato di alcuni miliardi”.