Chiudere e poi riaprire più di 100 sedi sparse in tutto il mondo non è certamente semplice e Bosch, dopo aver rimesso in moto la sua macchina produttiva in Cina (circa 40 stabilimenti), si appresta a tornare alla normalità anche nel resto del mondo.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato Volkmar Denner, Ceo di Bosch, nel corso della conferenza stampa annuale di bilancio – è sincronizzare la ripresa della produzione e mettere in sicurezza la catena di approvvigionamento, in particolare nel settore automotive. Abbiamo già raggiunto questo obiettivo in Cina, dove i nostri stabilimenti sono di nuovo produttivi e la filiera è stabile. Adesso stiamo lavorando intensamente per fare lo stesso nelle altre aree geografiche”.
Bosch sta mettendo a punto parecchie misure per garantire un’adeguata protezione di tutti i suoi collaboratori, “adottando un approccio coordinato e comune insieme a clienti, fornitori, autorità e rappresentanti dei lavoratori”. Commentando la recessione in atto attualmente, Stefan Asenkerschbaumer, Cfo e vice presidente del Board of Management di Bosch, ha dichiarato che “Abbiamo avuto un calo della produzione pari ad almeno il 20% nel primo trimestre di quest’anno, con il fatturato diminuito del 7,3%. Le vendite sono scese del 17% solo nel mese di marzo”. Date le grandi incertezze, l’azienda non ha fatto previsioni per l’intero anno. “Dovremo fare uno sforzo incredibile per arrivare almeno a un risultato di parità” – ha spiegato il Cfo – in una crisi di questa portata, essere così diversificati, con tanti settori di business si rivela ancora una volta un vantaggio”.
Al momento, l’obiettivo è la messa in atto di misure che permettano di ridurre i costi e assicurare liquidità. Tra queste vi sono la diminuzione dell’orario di lavoro e, di conseguenza, della produzione, già attuate in molte sedi in tutto il mondo; tagli alle retribuzioni del management e la posticipazione degli investimenti.
Per quanto riguarda il settore automotive, Bosch ha dichiarato di volersi “muovere a 360°”: se da una parte si è detta pronta a puntare sull’idrogeno, dall’altra ha sottolineato non solo l’importanza dell’endotermico (nel 2030, due nuovi veicoli immatricolati su tre saranno ancora a diesel o benzina, con o senza opzione ibrida) ma anche dell’elettro-mobilità per la quale investirà circa 100 milioni di euro nella produzione di sistemi di propulsione elettrici presso i propri stabilimenti di Eisenach e Hildesheim.
Per contribuire al contenimento dell’epidemia (il claim dell’azienda è “Tecnologia per la Vita”), Bosch produrrà nel 2020 più di un milione di test rapidi (il risultato in meno di due ore), che diventeranno tre milioni entro il prossimo anno; a questi si aggiungerà la produzione giornaliera di oltre 500.000 mascherine destinate a proteggere i propri collaboratori, globalmente.