A Bruxelles sono iniziate le manovre per cercare di ammorbidire la normativa – decisa con troppa precipitazione – che deve portare ,entro il 2035, le auto nuove a emissioni zero. Un documento rivelato dall’agenzia Bloomberg, anticipa che potranno essere tagliati migliaia di posti di lavoro in Europa. Questo regolamento impone ai costruttori una riduzione scaglionata delle loro emissioni di Co2, a partire dal 1 gennaio 2025 è prevista una prima diminuzione del 15%. Oggi questo obiettivo è giudicato dalle case irraggiungibile, poiché era stato stilato nel 2019, sulla base dei dati del 2026, dove le previsioni erano decisamente ottimistiche sullo sviluppo delle auto elettriche. Al contrario di quanto sta avvenendo , poiché le vendite sono al ribasso e si anticipa che l’anno prossimo mancheranno all’appello almeno 500mila vetture elettriche al 100%, quindi si ritiene necessario spostare il traguardo, almeno sino al 2027. Di fatto è tutta l’industria che lo chiede poiché sarebbe costretta o a pagare sanzioni sino a 15 miliardi di euro per le sole auto oppure dovrebbe rinunciare a commercializzare le macchine con motore benzina o diesel ( si tratta di circa 3milioni di unità) per riuscire a mantenere il loro intento relativo all’abbassamento dei gas nocivi.
Luca de Meo, ceo di Renault e presidente di Acea, l’associazione dei costruttori automobilistici europei , si è già mobilitato da tempo sull’argomento, chiedendo maggiore flessibilità nel calendario. Purtroppo gli interessi all’interno di Acea non sono convergenti, il gruppo Volkswagen è sulla stessa linea di Renault, mentre Bmw non dovrebbe avere difficoltà a raggiungere il traguardo. Inoltre le varie organizzazioni non governative (Ong) accusano l’industria di aver applicato una pessima strategia, senza spingere sufficientemente il lancio dei modelli elettrici, a prezzi accessibili. L’unico è Carlos Tavares, ceo di Stellantis, che in questo caso ha abbandonato le vesti del provocatore, per indossare l’abito del bravo studente.
Sino a poco tempo fa, non nascondeva il suo fastidio verso l’auto elettrica, dove a svoltato solo recentemente, anzi dichiarando che “ sarebbe surreale cambiare ora le regole”, invitando però gli Stati a continuare a sovvenzionare gli acquisti di veicoli green, ancora troppo costosi. Tutti cercano di rientrare nei ranghi, compreso il gruppo Volkswagen che, pur avendo ottenuto, nel primo semestre, un risultato operativo di 10 miliardi, ha evocato , per la prima volta in 87 anni di storia, la chiusura di alcune fabbriche sul suolo tedesco. Il colosso di Wolsburg continua ad essere in testa alla classifica nelle vendite di auto elettriche in Europa ( nel primo semestre ne ha consegnate nel continente, compreso il Regno Unito, 170mila unità, detiene il 18,4% di quote di mercato davanti a Tesla e Stellantis) ma è ancora lontano dalle norme che verranno imposte nel 2025 riguardo le emissioni. Numeri però insufficienti per far funzionare gli stabilimenti a pieno regime, per cui potrebbe essere chiuso il sito Audi di Bruxelles e ridimensionate le linee di produzione tedesche dedicate alla gamma “ID”.