L’Inter passa alla semifinale di Coppa Italia realizzando due delle sei occasioni da gol che le sono capitate, la prima con un guizzo di Lautaro nell’area di rigore viola a infastidire i difensori con la palla a Candreva per la facile battuta in porta vuota; la seconda con un eurogol di Barella. La Fiorentina, molto ben disposta nel primo tempo e per i primi venti minuti della ripresa, ha sbagliato le uniche due occasioni che le sono capitate: la prima sullo 0-0 con Lirola che ha sbagliato il diagonale mettendo la palla a fil di palo da posizione peraltro molto decentrata sulla sinistra del portiere interista; la seconda, colossale, sull’1-1 quando il “cobra” Vlahovic, tutto solo sul dischetto del rigore, si è fatto ammaliare dal flauto del “fachiro” Handanovic che gli ha così deviato il pallonetto, debole e troppo basso.
Il perché della sofferenza interista, non eccessiva beninteso ma costante, per i primi 65 minuti di partita? Io l’ho vista dal modulo che Antonio Conte ha cambiato rispetto al 3-5-2 abituale per un 3-4-3 con un tridente avanzato composto da Lukaku attaccante centrale e alle ali Sanchez e Lautaro Martinez. Penso che il tecnico nerazzurro abbia voluto far giocare il più possibile Sanchez in vista della partita di domenica contro l’Udinese e di quella dopo contro il Milan in cui Conte non avrà lo squalificato attaccante argentino, un’iradiddio per la difesa fiorentina. Al 20.mo della ripresa, Conte ha ripreso il suo schieramento tattico abituale inserendo il neo acquisto Eriksen al posto di Sanchez e, qualche minuto dopo, anche Moses per l’ottimo Candreva. È stata subito un’altra Inter: Barella ha segnato il gol della vittoria con un gran tiro al volo ed Eriksen ha mostrato le sue potenzialità con alcuni tocchi deliziosi e un gran filtrante per Lautaro con cui l’attaccante ha sfiorato il “sette” alla destra del portiere Terracciano autore, fra l’altro, di una strepitosa parata su Vecino.
La Fiorentina ha avuto in Chiesa quasi uno spettatore non pagante. Spento e lento nelle conclusioni, si si è fatto vedere poco dai compagni e poco ha concluso sulla fascia sinistra da dove abitualmente parte. La squadra di Iachini, ben organizzata, ha retto sino a quando Lirola ha potuto spingere sulla destra, grazie anche alla mancanza della doppia marcatura (esterno più difensore). Quando Lirola non gliel’ha fatta più a spingere la Viola è stata sconfitta, però senza demeriti ma a causa di una panchina nerazzurra che adesso è più lunga e con maggiore qualità.
Sulle semifinali di Coppa sta emergendo un inghippo. La Lega di serie A ha dato come date indicative per le partite di andata il 12 febbraio con ritorno il 4 marzo, con possibilità di cambiare in caso di necessità. Il regolamento stabilisce che hanno diritto di giocare il ritorno in casa le società con la posizione nel tabellone contrassegnata dal numero più basso. Sono tutte teste di serie: Napoli 1, Juventus 2, Milan 3 e Inter 4. Questo comporta che le due milanesi dovrebbero giocare entrambe l’andata al Meazza, partite che ovviamente non si possono fare lo stesso giorno. E non ci sono nemmeno tante date per posticipare le semifinali più avanti.
Il regolamento della Coppa Italia prevede che, in questi casi, se due società devono giocare nello stesso giorno la propria semifinale in casa sullo stesso campo, la vincente della competizione o (in subordine) la società meglio classificata nella precedente Serie A guadagni il diritto di giocare il ritorno in casa. Questo significa che, se non dovessero esserci altre date, l’Inter giocherà l’andata al San Paolo e il ritorno al Meazza. Da escludere un anticipo al martedì, per entrambe le semifinali: il 9 febbraio c’è Inter-Milan, l’1 marzo Juventus-Inter. La soluzione probabile è una partita il mercoledì e l’altra il giovedì, stessa cosa per il ritorno, perché nessuna delle semifinaliste giocherà in campionato il sabato successivo. In caso di mancato accordo, però, sarà necessaria l’inversione di campo fra Napoli e Inter.