La decisione peggiore è stata presa. Il calcio italiano ricomincia dalle semifinali di coppa Italia, il 13 giugno. Una settimana dopo riprenderà il campionato. Lo ha annunciato il ministro Vincenzo Spadafora: “Il campionato riparte il 20 giugno, ma il mio auspicio è che nella settimana precedente si possa giocare la Coppa Italia”.
Il Governo è pronto a cambiare il decreto che vieta le manifestazioni sportive, anche a porte chiuse, sino al 14. La prima partita post virus dovrebbe essere Juventus-Milan, allo Stadium, il 13 giugno alle 20.45. Il giorno dopo si giocherà Napoli-Inter e il 17, allo stadio Olimpico di Roma, è in programma la finale. Sarano tre partite trasmesse dalla Rai, fatto che allarga la platea dei telespettatori. Ma il ministro non ha abbandonato l’idea che anche il campionato possa avere una parte del suo prodotto in chiaro con la diretta gol. Ha spiegato: “Sono in corso contatti con i broadcaster, le prime interlocuzioni con Sky sono state positive. Vediamo se riusciamo a andare incontro alla passione degli italiani evitando gli assembramenti e mantenendo l’ordine pubblico”. La riunione decisiva, fra Governo, Lega e Federcalcio, è durata una sessantina di minuti. Anche la serie B ricomincerà il 20 giugno, come la serie A, mentre la Lega Pro proverà a vedere se esiste la possibilità di far disputare i playoff e i playout, altrimenti il Consiglio federale procederà a cristallizzare la classifica.
La decisione di far ripartire il calcio con la Coppa Italia è una sciocchezza. Lo dicono anche le opinioni avverse alla decisione della Juventus, di Inter e di Milan. Per diverse ragioni, ma soprattutto perché Juve e Inter, giocando due partite rispettivamente in quattro e tre giorni possono andare incontro a infortuni muscolari dei giocatori non utilizzabili poi in campionato. Sul quale aleggia, come una spada di Damocle, lo spettro della quarantena. Il Comitato tecnico scientifico del governo ha dato il via libera al protocollo studiato da Figc e Lega sulle partite, ma rimangono inalterate le disposizioni in caso di nuove positività. La speranza è che possano essere riviste prima che si cominci a giocare, altrimenti arrivare in fondo sarà dura perché la squadra che scoprirà un contagiato non potrà giocare per due settimane. Ha spiegato Spadafora: “Se la curva infettiva muterà e il campionato sarà costretto a fermarsi di nuovo, la Figc mi ha assicurato che ha pronto un piano B, i playoff, e un piano C, la cristallizzazione della classifica”.
I play off sarebbero l’ingiustizia nella sciocchezza, perché Gravina qualche giorno fa li ha previsti a sei squadre per tirare in ballo Roma e Napoli, quest’ultima attualmente a distanza abissale dalle prime quattro in classifica. Magari il presidente della Federcalcio cambierà l’assetto dei play off, prevedendoli con assoluta giustizia alle sole prime quattro squadre dell’eventuale classifica dopo il nuovo stop.
I problemi però non mancano anche nell’entusiasmo della ripresa. I calciatori non vogliono giocare prima delle 18, a giugno si prevede che possa essere molto caldo e chiedono un orario più fresco. La Lega, che se ne frega evidentemente delle necessità di chi gioca, avrebbe in mente di far cominciare le partite in tre orari diversi: 17.15, 19.30 e 21.45: così i bambini, che una volta andavano a letto dopo “Carosello” adesso possono coricarsi prima di “Sottovoce”, la rubrica di Gigi Marzullo! Sarebbe stato più facile e proficuo per le squadre far cominciare tutte le partite alle 19, ma la Lega vuole i soldi di Sky, Dazn e compagnia: e se non accontenti i broadcast non becchi i loro soldi.
Ma, soprattutto, la spina sarà come ripartire. L’ipotesi federale era di far giocare prima i recuperi della venticinquesima giornata: Atalanta-Sassuolo, Inter-Sampdoria, Verona-Cagliari e Torino-parma. Ma quanti club saranno disponibili a questa soluzione? Nella riunione di Lega prevista per oggi si saprà. Nel frattempo sono cominciati i canti di vittoria. Quello del ministro Spadafora: “Oggi smentiamo le storielle secondo cui il governo e il sottoscritto avremmo avuto dei dubbi nel rispettare il calcio”. E quello del presidente federale, Gravina: “La ripartenza è un messaggio di speranza per il Paese”, ha commentato Gravina. Più che per il Paese, per i cassieri delle società.