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Giu 08 #CALCIOLAND – DALLA LEGA DI SERIE A UNA PROPOSTA VERGOGNOSA: ABOLIRE LE RETROCESSIONI

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Ho sempre sostenuto che ai presidenti di lega della serie A è sempre fregato poco dei tifosi e del resto del calcio. I presidenti della Lega di serie A hanno sempre pensato solo e soltanto ai soldi da incassare dai botteghini, dagli sponsor o dai diritti Tv. La prova, certa, inconfutabile è arrivata due giorni fa quando 16 precedenti su 20 hanno proposto alla Federazione, in caso di stop al campionato per via del Covid-19, di abolire le retrocessioni fregandosene bellamente delle società delle serie inferiori che hanno speso soldi, energie, tempo preparare una squadra da promozione e si vedrebbero, invece, bocciare da una decisione basata sul più vergognoso degli egoismi. E per mettere a tacere in qualche modo eventuali polemiche, non dico rimorsi di coscienza perché a proporre una soluzione vergognosa la coscienza passa in quinta linea, hanno aggiunto “a meno che non siano già condannate aritmeticamente”. Per fare un esempio, se il campionato venisse stoppato subito dopo essere ripreso, secondo la proposta della lega calcio Spal e Brescia non retrocederebbero perché non ancora condannate aritmeticamente!

La crisi del Coronavirus ammette nel calcio proprio tutto, anche l’indifferenza e l’ingiustizia. Dico nel calcio, perché invece negli ospedali il Covid-19 ha dato la possibilità di toccare con mano l’abnegazione, la solidarietà di medici, infermieri, operatori che hanno pagato anche con la vita l’amore per il proprio lavoro e per gli ammalati.
L’immagine, sottolineo ancora vergognosa, data in questi cento giorni di pandemia dalla lega di serie A è quella di considerare solo i soldi: i milioni da incassare, i milioni da spendere nei cartellini dei giocatori, i milioni da elargire agli assi della pedata.
Bene, allora io non ci sto. Non ci sto ad accettare un’ingiustizia che toglierebbe al gioco del pallone la natura di “sport”, dove vince chi è più bravo e perde chi lo è di meno, per trasformarla in mero business. Non ci sto a considerare il calcio di serie A alla stessa stregua di chi ha davvero bisogno del sostegno dello Stato per arrivare alla fine del mese, per mandare a scuola i figli o portarli una settimana al mare. Non ci sto a considerare i presidenti della serie A su un piano eticamente parallelo a quello dei medici, degli infermieri, degli operatori che hanno lavorato senza sosta senza badare ai loro stipendi che, al massimo, potrebbero pareggiare l’emolumento di un buon giocatore della formazione Primavera.

E non ci sto, soprattutto, a ritenere eroi della Nazione i presidenti del pallone né i loro giocatori milionari. Perché gli eroi veri di questi cento giorni sono gli uomini con mascherina, occhialoni e camici che, senza nulla chiedere, hanno salvato negli ospedali decine di migliaia di persone.

 

 

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