Avrà visto in tv l’autogol di Charles Leclerc con la Ferrari? Fatto sta che Samir Handanovic, uno dei portieri che in Italia viene considerato fra i migliori, commette un errore inimmaginabile e regala a Belotti, dopo neppure due minuti di gioco, un gol che il centravanti del Torino non avrebbe mai potuto segnare. Palla alta, lenta, facile, Handanovic la prende ma le sue mani la mettono a terra, come se la volesse battere per un rinvio, a mezzo metro dalla linea di porta. Dove c’è Belotti che se la trova sulla punta del piede, basta spingere e i granata sono in vantaggio a San Siro. Handanovic guarda incredulo e smarrito Antonio Conte che è più incredulo e smarrito di lui: ma gli fa cenni di coraggio, l’Inter riparte ma per 40 minuti rivede fantasmi chiamati Sassuolo, Bologna, Verona.
Per tutto il primo tempo vedo un’Inter che attacca senza pazienza, che arriva con facilità al limite dell’area granata ma poi non riesce a concretizzare la gran verve di Lautaro Martinez e Sanchez che Conte ha schierato insieme per far riposare Lukaku, colpito duro alla schiena in quel di Verona. I due non danno riferimenti ai difensori avversari con movimenti che però i centrocampisti dell’Inter non riescono a intuire e servire di conseguenza. Brozovic è lezioso e lento, non vede le aperture sugli esterni e preferisce giocare con palloni centrali che si infrangono sul catenaccio granata, stile Nereo Rocco; Gagliardini è smanioso di fare quel gol che lo risollevi dalla depressione per la rete mancata a porta vuota contro il Sassuolo a San Siro, contrasta sufficientemente bene ma quando attacca lo fa solo sulla sinistra; e nonno Borja Valero, che sul campo da sempre ogni stilla di sudore, nella posizione di falso trequartista – alla Sensi per intenderci – viene marcato a uomo e i suoi palloni finiscono spesso per colpire il corpo di un avversario. Insomma un’Inter senza idee lucide contro un Torino sceso in campo quasi rassegnato alla sconfitta ma rivitalizzato dall’incredibile regalo di Handanovic.
Cosicché per 45 minuti, tempo più recupero, il Toro si gode il vantaggio e Sirigu, dopo un gran salvataggio su Lautaro Martinez, può guardarsi il lavoro dei suoi compagni difensori senza dover effettuare interventi difficili. Ho l’impressione che Conte – lasciando Eriksen in panchina insieme al ventenne Agoumé e schierando D’Ambrosio, difensore puro, sulla fascia come esterno al posto di Candreva -, abbia mancato ancora di coraggio, contro una squadra che annaspa in ogni partita per togliersi dalle zone pericolose della classifica.
Alla ripresa dopo appena un minuto di gioco i nerazzurri pareggiano. Cross lungo, Bastoni ci crede, fa sponda di testa a centro area dove c’è Young e il suo fendente non lascia scampo a Sirigu. E qui comincia una partita diversa, con Sanchez scatenato che arretra anche a conquistarsi il pallone sulla linea dei difensori, con Lautaro che apre i varchi e con Godin che ha capito l’inutilità di stare a guardia di un attaccante che non arriva e si spinge in avanti a cercare uno dei suoi famosi colpi di testa vincenti. Che arriva qualche minuto dopo per il vantaggio nerazzurro, confezionato da Young, con un cross millimetri per la testa di Sanchez che fa sponda al centro e Godin infila con al capocciata di precisione. Risultato finale deciso da Lautaro al quale il sempre più scatenato Sanchez fornisce il pallone buono: tiro che incoccia un difensore e supera Sirigu. Poi Sanchez, vale la pena di ricordarlo, sale ancora in cattedra con un tiro che impegna il portiere granata in paratona alta; un assit a Candreva libero davanti alla porta che manda il pallone fuori, sulla propria sinistra. Gagliardini ci mette del suo sbagliando il gol a due metri da Sirigu e sbagliando anche la ribattuta dopo la parata del portiere. L’Inter è seconda ma Conte, che è propenso ad allungare il suo contratto triennale, ha di che far esame di coscienza sui punti persi con Parma, Sassuolo, Bologna e Verona. L’Inter adesso è seconda in classifica, ma dove avrebbe potuto essere?