Con pieno merito il Bologna vince a San Siro evocando i vecchi fantasmi dei tempi di Mazzarri e di Spalletti. C’era da profittare della sconfitta interna della Lazio col Milan e portarsi a un tiro dai bianco celesti in classifica. Ma evidentemente ad Antonio Conte la memoria ha riportato in evidenza solo il 6-0 rifilato al Brescia, un allenamento quasi. Le partite precedenti, dove un centrocampo con Gagliardini è sempre naufragato per l’evanescenza tecnica dell’ex atalantino anche sotto porta, non hanno insegnato nulla a un tecnico che, in virtù di quel che pretende in fatto di ingaggio, dovrebbe avere intuizioni e decisioni tali da modellare la squadra secondo l’avversario che affronta. A San Siro l’Inter ha affrontato il Bologna di Sinisa Mihajlovic con un centrocampo che ha sbagliato continuamente gli appoggi proprio col suddetto Gagliardini, con un Brozovic rientrante dopo una lunga assenza per infortunio, con un Eriksen che non è più il brioso giocatore visto al Tottenham; lasciando in panchina il “vecio” Borja Valero, il giovane Agoume subentrato spesso nelle partite scorse e autore di prove ben sufficienti, e Vecino, che campione non è ma sicuramente come centrocampista ha più acume e migliori piedi di Gagliardini. È stato così che – dopo essere stati in svantaggio per una rete di Lukaku e aver temuto il raddoppio per via di un calcio di rigore che Skorupski ha parato a Lautaro Martinez e riparato sulla ribattuta, manco a dirlo, a Gagliardini -, il Bologna ha preso coraggio, ha pareggiato con il diciottenne Musa Juwara e poi, per l’espulsione di Soriano (insulto all’arbitro), è rimasto in dieci. Partita in mano all’Inter? Neppure per sogno perché da una parte Conte ha continuato testardamente con la sua squadra iniziale inserendo Sanchez solo al 75.mo (pericoloso come al solito ma impreciso nella mira) e cambiando il centrocampo all’88. Sull’altra sponda, anche in dieci Sinisa Mihajlovic ha fatto vedere di che pasta è fatto, di quale coraggio è capace. Non ha cambiato tattica, ha continuato a giocare con le tre punte Orsolini, Barrow, Sansone cambiandone poi due, mantenendo Barrows che stava facendo ammattire D’Ambrosio, inserendo Palacio e, appunto, il diciottenne Juwara che ha pareggiato. Quando l’Inter è rimasta in dieci, per l’espulsione di Bastoni, in tre occasione è stata salvata da Handonovic poi su un’azione ficcante di Barrow è capitolata. E i sogni di gloria sono andati a farsi benedire.