La Lega di Serie A continua a proporre soluzioni con le quali i presidenti di Società cercando di tamponare i sicuri “buchi” provocati dal Coronavirus. Nel caso in cui si riuscisse a ottenere delle deroghe per terminare la stagione oltre il 30 giugno i club della Serie A hanno già presentato la richiesta di prolungare la sessione estiva del mercato fino a ottobre. L’intesa, riporta Tuttosport, dovrà essere trovata, insieme alle altre Leghe europee, con la Fifpro, il sindacato mondiale dei calciatori. L’intenzione delle società viene chiaramente alla luce. Allungando i tempi del calciomercato, si tenta di ovviare a uno dei possibili risultati negativi provocati dalla pandemia di Covid-19: non svalutare eccessivamente il costo dei cartellini dei giocatori. Perché mettendo un limite corto alle contrattazioni è abbastanza chiaro che prevarrebbe il “prendere o lasciare” da parte di chi offre cifre in misura ridotta, magari anche di molto, rispetto al passato. Con le contrattazioni allungate a settembre e ottobre, chi cede avrebbe maggior spazio a disposizione per eventuali aste. Certo è che il mondo del pallone cerca di non adattarsi ai sacrifici che tutte le Nazioni stanno facendo, e faranno ancor di più quando la pandemia comincerà a scendere. Ritengo che i 30 milioni annui un calciatore debba scordarseli, e anche i 10-12 e più che qualche allenatore percepisce in questo momento.
Se tutte le attività di un Pese devono avere un necessario ridimensionamento, a maggior ragione lo dovrà avere, visto che non è essenziale alla ricostruzione dopo una crisi, lo sport nazionale dei Vari Paesi: il calcio e la formula 1 in Europa, Sud America e in Asia; altri sport come basket NBA, hockey su ghiaccio tennis, rugby in varie Nazioni anche in America del Nord e Asia.
In Italia, la Lega di Serie A ha presentato alla Federcalcio un documento con sei punti per affrontare la crisi e il buco di bilancio che potrebbe variare dai 170 ai 720 milioni: costo del lavoro, norme speciali, liquidità, nuove fonti di finanziamento, infrastrutture e diritti tv.
A proposito di Tv, il Codice Civile italiano non prevede rimborsi per gli abbonati per la mancanza di dirette, su Sky e Dazn, degli sport più seguiti sulle pay-tv: l’articolo 1256 avverte il “creditore” è liberato dall’obbligo di rimborso se sopravviene una causa a lui non imputabile”: come lo è lo stop al campionato, alla formula 1 e agli altri sport decisi dai vari Governi per via dell’emergenza Coronavirus.