Antonio Conte aveva previsto di dover giocare l’ottavo di finale dell’Europa League contro una squadra tosta, la spagnola Getafe. Il campo gli ha dato ragione, la squadra di Bordalas per i primi 28 minuti ha giocato un calcio aggressivo a metà campo, con cinque elementi a sostegno dell’unico attaccante, Jaime Mata. L’Inter si è difesa benino, con Handanovic che aveva dovuto subito effettuare una parata su Maksimovic, ha preso le misure dell’avversaria e ha cominciato a imporre il suo gioco preferito che è quello di avvolgere con gli esterni e crossare in area, oppure ripartire con lanci lunghi per Lukaku o Lautaro Martinez. Cosicché appena dopo la mezz’ora, un preciso fendente di Bastoni è stato interpretato dal numero 9 nerazzurro alla sua consueta maniera: corsa di forza spalla a spalla col difensore, leggera conversione verso sinistro e gran tiro a battere il portiere Soria, imparabilmente. Tutto finito? Nossignori, il Getafe ha avuto un sussulto e in un contrasto volante in area, il VAR ha visto il pallone finire sul braccio di Godin: calcio di rigore, secondo ormai una regola acquisita ma sinceramente anticalcistica. Ma siccome vale per tutti…Tiro dal dischetto sulla destra di Handanovic e palla fuori, rasente il palo: ma il portiere dell’Inter aveva intuito la traiettoria e col pallone nello specchio della porta probabilmente avrebbe parato. Da quel momento l’Inter non ha più lasciato il pallino del gioco, Godin da posizione decentrata ha voluto tirare in porta mentre in mezzo all’area del Getafe aveva tre compagni liberi; Lukaku dopo una bella combinazione ha ciccato il pallone a quattro metri dalla porta avversaria sguarnita. Ma Lukaku sta mantenendo in pieno le attese che Conte aveva su di lui quando fece di tutto, l’estate scorso, perché l’Inter lo acquisisse. E sul campo, il belga sta facendo per l’Inter un lavoro che Mauro Icardi, per sua mentalità tecnico-agonistica, non sarebbe in grado di fare. Ma come Icardi, Lukaku fa anche i gol pur sbagliandone parecchi.
Gran lavoro anche di Lautaro Martinez che, ad un certo momento, ha capito di essere in mezzo a una battaglia tipo “nordisti contro sudisti”: le ha date, le ha prese, ha visto due volte da vicino il gol: un gran giocatore che l’Inter deve tenersi, perché in Europa l’eguale non esiste. Stanchissimo, anche per le molte botte ricevute dai difensori, è stato sostituito con Alexis Sanchez che ha fatto ammattire i difensori spagnoli ma ha sbagliato un pallonetto-gol, incredibile per un uomo della sua classe, solo davanti al portiere Soria: tocco sotto palla e specchio di porta sbagliato di quattro metri!
L’Inter che ha battuto Atalanta e Getafe ha avuto fora in ogni reparto, in leggerissimo sottotono Brozovic, che a Bergamo si era impegnato allo stremo e che non si è risparmiato neppure contro il Getafe. Ha sbagliato qualcosa nelle proposte, ma è stato preciso nei contrasti e nell’aiuto ai difensori.
Quando Brozovic non ne ha potuto più, e anche per farlo riposare in vista del quarto di finale di lunedì prossimo, Conte lo ha sostituito con Eriksen: il danese, tanto criticato (a volte ingiustamente) ha costruito il gol della sicurezza: apertura a destra a Young che è intelligente e non crossa inutilmente dalla fascia laterale come Candreva ma entra in area, fa filtrare il pallone che fra qualche gamba arriva ad Eriksen che aveva seguito l’azione e di sinistro infila la porta spagnola. Gran gol, un po’ meno difficile di quello di Lukaku ma preziosissimo per la sicurezza di andare ai quarti, contro chi vincerà fra i tedeschi del Bayern Leverkusen (quinto nel campionato tedesco) o gli scozzesi del Rangers Glasgow, secondi in campionato dietro al Celtic. Un ultimo cenno su Barella, imprendibile in ogni parte del campo: a difendere, a impostare, a proporsi per l’attacco. Nei momenti difficili di inizio partita sono state la sua potenza atletica e la sua grinta ad arginare i pericoli che gli spagnoli portavano ad Handanovic. Con Tonoli, Vidal o Ndombelé e Sensi finalmente guarito, Antonio Conte si ritroverebbe con un pacchetto di centrocampisti di grande valore.
Stasera tocca alla Roma, contro il pluridecorato Siviglia, due coppe Uefa e tre Euroleague nel suo palmares. Nella notte scorsa, la società giallorossa è passata da Pallotta al magnate statunitense Dan Friedkin per una cifra di circa 490 milioni di euro comprensivi dei debiti. La Roma resta sempre di proprietà americana e sullo stile Inter sarà il figlio di Friedkin, Ryan, a occuparsi della società. Con l’immissione di danaro fresco, l’allenatore Fonseca spera di poter trattenere Pellegrini e Zaniolo che stasera saranno della partita contro il Siviglia a Duisburg, il primo probabilmente dalla panchina e il secondo da titolare. Fonseca non potrà disporre di Varetout, squalificato, e Smalling rientrato al Manchester United. Nel Siviglia in campo Banega, vecchia conoscenza interista. Le possibili formazioni:
ROMA (3-4-2-1): Pau; Mancini, Ibanez, Kolarov; Peres, Cristante, Diawara, Spinazzola; Zaniolo, Mkhitaryan; Dzeko. All. Fonseca. A disposizione: Mirante, Fuzato, Fazio, Santon, Calafiori, Villar, Lo.Pellegrini, Perotti, Ünder, Perez, Kluivert, Kalinic.
SIVIGLIA (4-3-3): Vaclik; Navas, Koundé, Carlos, Reguilon; Banega, Fernando, Joan Jordan; Ocampos, De Jong, Munir. All. Lopetegui. A disposizione: Bono, Javi Diaz, Escudero, Sergi Gomez, F.Vazquez, O.Torres, Suso, En-Nesyri, Pablo Perez, Juanlu, Genaro, Mena.