Rientra Ibrahimovic e il Milan sembra rigenerarsi, diventare squadra dalla manovra facile e dal gol ancora più facile. E mica sul campo di una pericolante bensì all’Olimpico, sul campo della pretendente allo scudetto, la Lazio di Simone Inzaghi. Schiantata sul gioco, impossibilitata a segnare senza Immobile e Caicedo squalificati, con la sola punta Correa che goleador non è se non è sostenuto da qualcuno, in avanti, più forte di lui ad aprirgli gli spazi. La Lazio ha perso soprattutto nel possesso palla, con i mediani guidati da Milinkovic Savic a mal partito nel pressing asfissiante e a volte molto energico di Kessé, Bonaventura, Bennacer e Saelemaekers, riconfermato da poco in rossonera. Dalla nona nevralgica del gioco all’area di rigore biancoceleste per Ibra, Calhanoglu e Rebic è stato un gioco trafiggere tre volte Strakosha poco protetto dai difensori, Radu e Patric sopratutto.
Pioli ha surclassato Simone iInzaghi nella preparazione della partita. Ha schierato Ibra dall’inizio per avere forza davanti, poi alternandolo con Rebic un mastino quando si tratta di arrivare in zona gol. Altra mossa vincente Saelemaekers trequartista con Calhanoglu in regia, spesso davanti alla difesa.
Falcidiato dalle squalifiche in attacco, Inzaghi ha dovuto optare per il tandem Correa-Luis Alberto, troppo evanescente per impensierire difensori arcigni come Romagnoli e Kjaer. La Lazio, non è mai riuscita. Come dicevo, a pressare il Milan in modo efficace a centrocampo lasciando i rossoneri liberi di affondarsi nella difesa come la classica lama di coltello nel burro.
A sette punti dalla Juventus, e probabilmente demoralizzata dai risultati negativi di ieri e di Bergamo, la Lazio deve ora difendere la propria classifica e sperare solo in uno scivolone bianconero. Ma da quel che si è notato ieri, la cosa mi sembra piuttosto difficile.