Davvero, Vincenzo Spadafora è un ministro sui generis. Intervenendo al Tg1, il titolare del Dicastero dello Sport ha detto: “Il Comitato tecnico scientifico del Governo chiede modifiche vincolanti al protocollo della Figc. Se viene fuori un positivo, ad esempio, tutta la squadra e lo staff tecnico deve andare in quarantena. Chiediamo poi che i test non vengano fatti a discapito dei cittadini. Se verranno accettate queste condizioni, il 18 si ripartirà con gli allenamenti. Campionato? Ci serve un’altra settimana per vedere i contagi, cercherò di far aprire presto anche le palestre”. Senza specificare di quali palestre si tratti, se di quelle annesse ai centri di allenamento delle società di calcio oppure delle palestre in generale, quelle dove tutti noi possiamo andare per fare un po’ di sport.
Ora, la telenovela della riapertura dei campionati, principalmente quello di serie A, va avanti ormai da diverse settimane, con proposte e controproposte, annunci e contrannunci, minacce più o meno larvate e polemiche a non finire. Siccome sono convinto da tempo che Spadafora non intenda riaprire i campionati, avevo avuto già modo di affermare che sarebbe stato meglio dirlo subito subito. Per non prolungare con inutili placebo l’agonia della stagione 2019-2020. Ma, parlando di palestre, Spadafora si è dato una zappata sui piedi. E spiego perché.
Se il ministro intende parlare delle palestre annesse agli impianti dei centri sportivi delle società di calcio, avrebbe dovuto riaprirle in concomitanza del permesso dato ai giocatori di allenarsi singolarmente, previa assicurazione di non essere positivi al Covid-19, assicurazione fatta con tamponi e test sierologici a ripetizione. Cosicché una doccia, fatta con le dovute precauzioni (per esempio fra elementi distanziati come se fossero al mare, cioè tre-quattro metri) permetterebbe ai giocatori di non uscire dall’allenamento sudati e col rischio di prendersi un malanno.
Se il ministro ha invece inteso per palestre, gli impianti aperti al pubblico, allora la sua idea rasenta il paradosso con le opinioni sulla necessità di grande cautela nelle riaperture, opinioni manifestate in più occasioni dal premier Giuseppe Conte e da tutti i ministri. Aprire le palestre prima che la scienza abbia trovato farmaci specifici per contrastare i Coronavirus e mettere insieme un pubblico eterogeneo, anche composto di persone anziane, senza avere sottoposto a tampone e a test sierologico tutti quelli che entrano in palestra significa esporli a un altissimo rischio con conseguente ripresa dei contagi.
Allora, c’è da chiedere al ministro Spadafora cosa ha inteso dire, parlando di palestre, nella sua sua intervista al Tg1. Esortandolo, anche, a una maggiore precisione nell’esporre le proprie opinioni.