Come ci si poteva aspettare dalle dichiarazioni del ministro Vincenzo Spadafora subito dopo la pubblicazione del nuovo decreto ministeriale, non c’è alcuna certezza circa la ripresa del calcio in Italia. Spadafora a Omnibus su La7 è tornato a parlare della discussa ripresa del campionato: “Sono in corso contatti tra il comitato tecnico scientifico e la Figc, che aveva presentato un protocollo per gli allenamenti ritenuto dal comitato non sufficiente. Ma ripresa degli allenamenti non significa ripresa campionato. Se non vogliamo avere incertezze basterebbe seguire la linea di Francia e Olanda che hanno fermato tutto. Io sinceramente vedo il sentiero per la ripresa sempre più stretto. Il discorso allenamenti è diverso, ma fossi nei presidenti penserei alla nuova stagione. La scelta della Francia può spingere anche l’Italia e altri paesi europei a seguire quella linea e leggendo certe dichiarazioni potrebbe essere una maggioranza dei presidenti a chiedere la sospensione per preparare al meglio il prossimo campionato”. Ma i presidenti non vogliono stoppare il campionato, ci sono in ballo tranche importanti di diritti televisivi e di sponsor. Non voglio dire che il danaro per loro viene prima di tutto, ma certamente ha una grande importanza. Quindi confermo ciò che scrissi qualche giorno fa: sarebbe stato meglio che il ministro dello sport, d’accordo col Coni, avesse detto chiaramente no alla ripresa del campionato, invece di mettere il calcio italiano in un limbo che non sembra portare in paradiso.
Intanto per venerdì primo maggio è stata convocata con urgenza, e in videoconferenza, l’Assemblea della Lega calcio di Serie A. Nell’ordine del giorno dei lavori l’esame, la discussione e le decisioni per “l’aggiornamento sui rapporti fra i licenziatari dei diritti audiovisivi 2018/21 e la ripetibilità degli importi provvisori fatturazione sesta rata della stagione 2019/20 in caso di eventuali scostamenti delle graduatorie previste dalla Legge Melandri e successive modifiche”. All’ordine del giorno anche le comunicazioni del presidente Paolo Dal Pino e dell’A.D. Luigi de Siervo che sicuramente riguarderanno le parole del ministro Spadafora.
Da più parti ci si interroga, e non solo negli ambienti del calcio, perché dal 4 maggio si riaprirà così poco. Una risposta, che definisco drammatica e da osservare attentamente, è contenuta in un documento di una ventina di pagine del Comitato tecnico scientifico consegnato al Governo prima dell’ultimo decreto presidenziale. Un rapporto che simula una novantina di scenari possibili in base alle varie ipotesi di riaperture e anche al rientro in base all’età. Tra questi balzano all’occhio tre scenari catastrofici, quelli icon una sorta di «liberi tutti». Gli effetti secondo le simulazioni dei tecnici sarebbero devastanti: boom di contagi – l’R0 schizzerebbe abbondantemente sopra 1 – e le terapie intensive sarebbero investite da uno tsunami molto peggiore di quello già visto con centinaia di migliaia di ricoveri da qui a fine anno. Probabilmente, come scrive il Sole 24ore, questi numeri devono aver convinto il Governo, e di conseguenza il ministro dello Sport, a scegliere la massima prudenza.
Lo scenario più drammatico – tra quelli immaginati – è quello in cui oltre alle manifatture, alle costruzioni riaprissero tutto il commercio, la ristorazione, e le scuole. Uno scenario questo che prevede il ritorno alla vita sociale normale per il tempo libero e il ricorso ai trasporti senza limitazioni, con il lavoro senza più lo smart working. Ebbene secondo questo primo scenario si avrebbe un picco di massima occupazione delle terapie intensive all’8 giugno con 151mila ricoveri di pazienti (in Italia ne sono oggi disponibili poco più di 9.000) mentre a fine anno si dovrebbe contare un totale di 430.886 ricoveri complessivi in terapia intensiva. In pratica un’ecatombe.
Catastrofici anche i numeri del secondo scenario, quello con tutto aperto tranne le scuole: qui il picco in terapia intensiva sarebbe all’8 agosto con 109mila pazienti e 397mila a fine anno. Nel terzo scenario da guerra si aggiungerebbe il telelavoro che farebbe scendere il picco dei pazienti previsto per il 31 agosto a 85mila per un totale a fine anno di 365mila. In ogni caso numeri devastanti. Il report poi aggiunge che considerando <che i contatti in comunità non aumentino, la riapertura dei settori manifatturiero, edile, commercio e ristorazione avrebbe un impatto minimale sulla trasmissibilità dell’infezione. Tuttavia, mentre per il settore edile e manifatturiero questo scenario può considerarsi realistico, per il settore commerciale e di ristorazione un aumento di contatti in comunità è da considerarsi un’inevitabile conseguenza dell’apertura di tali settori al pubblico, e può potenzialmente innescare nuove epidemie».
Conclusione. La vita vale più del calcio, del volley, del basket, di una cena al ristornate e, mi sia consentito dire, anche di uno o due mesi di scuola. Si chiede un sacrificio: facciamolo tutti.