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Ott 01 #CALCIOLAND – IL NERAZZURRO NON SI ADDICE AI FRATELLI INZAGHI. COLPACCIO DELLO SPEZIA A UDINE

di Nestore Morosini

Cinque gol dell’Inter a Benevento, quattro dell’Atalanta alla Lazio in quel dell’Olimpico: il colore nerazzurro non si addice proprio ai fratelli Inzaghi, Pippo e Simone mentre alla matricola Spezia è riuscito il colpaccio in quel di Udine. Tre vittorie esterne nei recuperi della prima giornata di campionato che hanno portato Atalanta e Inter a quota sei punti in classifica insieme a Napoli, Verona e Milan. Ma soprattutto a Benevento e a Roma si sono viste due squadre che si candidano come avversarie prime della Juventus nella battaglia per lo scudetto.
L’Inter ha spadroneggiato in casa della neopromossa mettendo in risalto le grandi qualità di Hakimi nel quale ho rivisto il brasiliano Maicon dell’Inter del triplete: dopo 24 secondi, senza che il Benevento toccasse il pallone, una sua velocissima discesa con assist a Lukaku portava in vantaggio l’Inter in cui Gagliardini, schierato davanti alla difesa, ha smentito il giudizio che avevo dato dopo l’iniziale partita con la Fiorentina. L’ex atalantino non ha perso palloni, ha realizzato una rete spettacolare, ha colpito una traversa, ha contrastato e impostato da centrocampista: non merita la lode per un errore di disimpegno che ha portato al gol Caprari, un ex. Ma l’Inter a trazione anteriore di Conte ha avuto in Sanchez, schierato per far riposare Lautaro in lista della partita di domenica all’Olimpico, il grande protagonista insieme ad Hakimi. Su grandi livelli anche il neo interista Arturo Vidal, Lukaku, Sensi e Barella quando l’ex del Barça è uscito per un indolenzimento a una coscia. Da registrare ancora la difesa perché Kolarov non è difensore (e a Roma penso lascerà il posto a Bastoni) mentre non riesco ad assuefarmi alle ripartenze dal basso in cui Handanovic commette sempre qualche errore: ieri ha messo col rinvio il pallone sui piedi di Caprari che non ha sbagliato il tiro in porta; poi ha salvato con due eccellenti parate la porta dallo stesso Caprari e da Lapadula. Contro un’Inter, Pippo Inzaghi non ha potuto far altro che cercare il pressing alto: ma l’inesperienza dei suoi giocatori ha spesso sguarnito centrocampo e difesa in cui Sanchez riusciva a infilarsi con grande facilità: ad Alexis è mancato solo il gol, pur avendo un paio di volte l’occasione propizia.
L’Atalanta ha rimandato sulla terra una Lazio che cercava di volare alto, come l’aquila che i giocatori hanno sulle maglie. Ma Gasperini, con un centrocampo di grande mobilità sempre in appoggio a Zapata durante gli attacchi ha smorzato dapprima le iniziali velleità laziali colpendo poi con Gosens, Hateboer e due volte con lo scatenato Gomez che, fra i bergamaschi, gioca allo stesso modo dell’interista Sanchez: fra le linee avversarie a dare assist e a cercare conclusioni che all’atalantino riescono per via di un piede magico. Tre gol ha segnato l’Atalanta nel primo tempo approfittando degli errori dei difensori di Simone Inzaghi fra i quali il solo Acerbi mi è sembrato sufficiente con una marcatura asfissiante su Zapata che ha impedito la rete all’attaccante di Gasperini. L’Atalanta del tecnico, che prima di trovare il suo fenomenale approdo a Bergamo ha girato parecchie sedi fra cui Inter, Palermo e Genoa (due volte), sembra non conoscere limiti: corre per 90 minuti asfissiante a centrocampo e molto attenta in difesa nei raddoppi di marcature, segno di una condizione atletica già al top e di obiettivi implicitamente dichiarati.
Per contro la Lazio ha avuto troppe pause nella zona nevralgica del gioco, dove Milinkovic Savic con Luis Alberto ha fallito con quasi completamente i compiti di regia, perdendo numerosi palloni e lasciando inneschi d’attacco molto pericolosi agli avversari. In più, un immobile in giornata nera ha contribuito a dare agli attacchi laziali, dove solo Caicedo ha meritato la sufficienza, la patente di sola velleità. Domenica all’Olimpico ci sarà l’Inter, un altro osso duro per Simone Inzaghi che dovrà far recuperare fiducia e mordente ai suoi.
La matricola Spezia ha fatto il copaccio a Udine mettendo in crisi i friulani ai quali non può bastare il solo De Paul per fare squadra. L’impresa dello Spezia, che resiste anche in 10 dopo l’espulsione del capitano Terzi, ha due protagonisti: il trentunenne centravanti bulgaro Galabinov fredo e preciso nelle conclusioni; e il portiere brasiliano Rafael, 38 anni, liberato dal Cagliari a fine stagione, entrato al 20’ della ripresa quando il nuovo titolare Zoet, preferito dall’allenatore spezzino Vincenzo Italiano al friulano Scuffet artefice della promozione, si fa male e deve uscire in barella. Non solo Rafael para tutto, ma riesce anche a dare l’assist del secondo gol a Galavinov. Non c’è dubbio che lo Spezia dovrà lottare per la salvezza: ma i 3 punti di Udine potranno risultare fondamentali, perché domenica a San Siro non sarà facile contro il Milan.

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