Un carissimo amico, Ercole Colombo, a inizio campionato ha soprannominato Romelu Lukaku “il platano”. Un giudizio tranciante a significare, nel calcio, un giocatore poco mobile e autore di molti sbagli sottoporta. Di sbagli Lukaku ne ha fatti, soprattutto in champions. Ma già prima della sosta per le feste natalizie, il colosso belga era sembrato più veloce ed efficace. Ieri a Napoli ha smentito il mio amico, segnando alla grande due dei tre gol con i quali l’Inter ha compiuto un’impresa che in campionato non le accadeva da più di vent’anni: quella di vincere al San Paolo. L’altra rete l’ha segnata di rapina Lautaro Martinez profittando di un erroraccio di Manolas. L’Inter ha praticamente dominato la partita, lasciando ai partenopei solo un gol (col dubbio del fuorigioco) e un paio di buone occasioni tutte create da Lorenzo Insigne, infaticabile migliore in campo in maglia azzurra. Occasioni che hanno trovato pronto Handanovic. Antonio Conte ha giustamente sottolineato come la squadra abbia cambiato volto rispetto agli anni scorsi, quando pur trovandosi in qualche occasione in testa al campionato dopo la sosta era andata in tilt, aggiungo io per le cervellotiche decisioni di Luciano Spalletti. Ora l’Inter aspetta l’Atalanta e a San Siro sarà davvero big match. Conte dovrà fare a meno di Barella e Skriniar ammoniti e, essendo già diffidati, sicuramente squalificati. Non voglio fare dietrologie, anche perché i falli per i quali sono stati ammoniti i due nerazzurri li hanno fatti. Ma inviare un romano ad arbitrare un match fra Napoli e Inter, che lottano sia per i posti in champions sia per lo scudetto con Lazio e Roma, il designatore poteva anche evitarselo. Un match del genere doveva toccare a Rocchi oppure a Giacomelli che, a mio avviso, sono i nostri arbitri migliori. E Rizzoli si sarebbe evitato gli strali dei social.
LA JUVE RIDIMENSIONA IL CAGLIARI
Quattro reti e il Cagliari, eccessivamente osannato in questi ultimi tempi, è tornato sull’Isola ridimensionato e col morale sotto i tacchi. Impietosa, la Juve ha profittato dapprima di un errore grossolano della difesa che ha regalato una palla a Ronaldo, svelto a dribblare il portiere e a insaccare; e poi di un centrocampo, quello sardo, assolutamente inefficace in cui Nainggolan è ritornato ad essere quello visto nell’Inter: stanco, privo di idee e di mordente, incapace di effettuare un passaggio smarcante a un compagno di squadra oppure un tiro pericoloso verso la porta di Szczesny, rimasto spettatore non pagante e infreddolito per tutti e 90 i minuti dell’incontro. Continuando a giocare così, il Cagliari un posto in Europa può sognarselo. E, per cortesia, non lo si paragoni più alla squadra di Gigi Riva, quella dello scudetto. Pena l’accusa di eresia.
GABBIADINI REGALA IL PARI AL MILAN. IBRAHIMOVIC POCHISSIMO PIU’ DI NIENTE
È parso chiaro che il Milan non può tornare grande, mi si passi il termine, solo per aver ingaggiato Zlatan Ibrahimovic. Contro la Sampdoria, che ha sprecato tre occasioni da gol con Manolo Gabbiadini impreciso ed egoista davanti a Donnarumma, la squadra rossonera ha disputato un incontro scialbo, arruffato, privo di idee e di contenuti con un Suso buono solo, in questo particolare momento del campionato, di giocare a tressette in panchina con le risere. Si sperava in Ibrahimovic, arrivato con gran clamore quasi fosse il Van Basten o lo Shevchenko della felice età del Milan Berlusconiano. Quell’età i tifosi rossoneri devono scordarsela almeno per tre o quattro anni, perché Ibra contro la Samp ha giocato quaranta minuti combinando pochissimo più di niente, in totale un colpo di testa-passaggio ad Audero parato senza alcuna difficoltà. È chiaro che Mandini e Boban hanno sbagliato il mercato estivo, ma a gennaio non era Ibrahimovic l’uomo da acquisire bensì un elemento che potesse giocare a destra al posto di Suso, il quale oltre quella finta a sinistra per poi crossare sembra non sappia fare granché di più. E quella finta i difensori avversari l’hanno capita da un pezzo e sanno bene come neutralizzarla. Con lo svedese è stata fatta un’operazione di markenting, diciamo meglio di immagine: fra qualche tempo Ibra il gol lo farà, ma quanto sarà determinante vista la classifica tendente al nero? C’è da dire che le attese dei tifosi non possono essere quelle di chi aspetta qualche campione: il Milan non può permettersi spese che contrastino col fair paly finanziario Uefa. Cosicché quello che Boban e Maldini possono portare a Milanello è roba di scelta media e non di primissima. Caregrazia se i rossoneri potranno centrare un posto in Europa League: con Juventus, Inter, Lazio, Atalanta e Roma davanti e con Napoli e Torino che hanno organici migliori del Milan davvero dura. Parlare di zona champions, come ha fatto Pioli in questi ultimi giorni, significa sperare in un miracolo. E i miracoli, si sa, non arrivano perché uno li chiede ma solo perché uno se li merita.
TONFO CASALINGO DELLA ROMA. LA LAZIO PASSA A BRESCIA IN ZONA CESARINI
La Roma di Fonseca, allenatore troppo presto esaltato dalla critica romana, è miseramente naufragata nel ritorno in campo dopo le feste natalizie. Una brutta Befana per Fonseca, tecnico di una squadra senza idee davanti al bravissimo Sirigu, e prodiga per Mazzarri che salva la panchina grazie a due reti di Belotti. La prima il Gallo l’ha segnata dopo 1’46” di recupero della fine primo rempo, quando l’arbitro Di Bello ha inspiegabilmente, e anche contro regolamento, prolungato il tempo di oltre 45 secondi; la secondo sul rigore decretato dal Var per un mani di Smalling che ha allontanato a palla a sei metri dall’arbitro che non s’è accorto del fallo e ha fatto continuare il gioco fino ad essere poi richiamato dal giudice di moviola. Ho sempre giudicato negativamente Di Bello che, nell’arbitraggio dell’Olimpico mi ha confermato le sue negatività.
La Lazio ha faticato a Brescia, e anche in questo caso i dubbi pincipali me li ha suscitati l’arbitro Manganiello di Pienarolo e l’addetto al VAR: non è parso chiaro il rigore concesso alla Lazio che non riusciva a sbloccare il risultato negativo per via di un gol di Balotelli. Fatto sta, però, che il Brescia ha fatto Karakiri allo scadere di partita quando i difensori, invece di rinviare alla “viva il parroco” il pallone al limite dell’area hanno preferito cincischiare fino a quando Caicedo se n’è impossessato subendo poi il fallo di Cistana. Ottima la prova del ventenne Tonali, inseguito dall’Inter. Con una partita da recuperare, per via del rinvio concomitante alla Supercoppa Italiana, la Lazio conferma sia il suo terzo posto in classifica sia un ottimo gioco a centrocampo e in attacco ma una difesa a volte pasticciona.
L’ATALANTA STRAPAZZA IL PARMA DI KULUSEVSKI
Niente da fare per il Parma a Bergamo, strapazzato dalla giovane Atalanta sotto una valanga di gol, cinque. La stella Kulusevski, 44 milioni per trasferirsi alla Juve nel prossimo giugno, è stato ridicolizzato dai centrocampisti bergamaschi che hanno avuto in Ilicic e Papu Gomez dei finalizzatori implacabili. Quando è in forma, l’Atalanta ha un gioco talmente bello ed efficace da pareggiare, secondo me, quello del Liverpool. Peccato che a volte manchi di continuità perdendo quel filo di gioco che la rende irresistibile. Come contro il Parma, che fino a ieri era stata una delle sorprese del campionato.