Il calcio italiano ha mostrato il suo vero volto in questi giorni di emergenza Coronavirus. Un volto caotico fatto di decisioni personali, di pretese, di richieste, di posizioni di privilegio, di consigli di lega che vengono ritardati invece di essere sveltiti per la situazione difficile, di date incerte e di polemiche. Ai quali si aggiungono, come però accade anche in situazioni di normalità, esoneri e allontanamenti da panchine e società (leggi Maran dal Cagliari, la coppia Maldini-Boban dal Milan). Vediamo i fatti.
Giovedì scorso, la Juventus aveva emesso un comunicato in cui, annunciando che la partita contro l’Inter si sarebbe disputata domenica sera a porte chiuse, specificava non il rimborso dei biglietti ma solo “iniziative a favore degli acquirenti degli stessi”. La società bianconera, in effetti, premeva per un rinvio dell’incontro con l’obiettivo evidente, e comprensibile sotto il profilo economico, di non perdere i 5 milioni di euro d’incasso previsto.
Sabato, due ore prima di Udinese-Fiorentina, il presidente Dal Pino, senza ratifica del Consiglio di Lega ma con una decisione personale peraltro prevista dallo statuto dell’ente, proponeva all’Inter di giocare lunedì 2 marzo la partita a porte aperte, ma con ingresso solo per i tifosi che non arrivassero dalle zona gialla dell’infezione e cioè da Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna. Una decisione rifiutata dalla società nerazzurra. Dal Pino, allora, prendeva la successiva decisione di rinviare al 13 maggio non solo Juventus-Inter ma anche le altre partite a rischio Coronavirus: Udinese-Fiorentina, Milan-Genoa, Parma-Spal e Sassuolo-Brescia. Le altre si sarebbero disputate, e lo sono state, regolarmente col pubblico. Lo sdoppiamento della ventiseiesima giornata di campionato ha aperto polemiche feroci, con l’accusa al presidente di Lega di aver voluto falsare il campionato attraverso favoritismi verso alcune società. Occorreva un accordo, anche perché le società della serie A non impegnate in Coppe nazionali o internazionali chiedevano, giustamente, di essere dentro le decisioni per conoscere il loro futuro del campionato. Al presidente Dal Pino non è rimasto altro che varare una assemblea di Lega per emettere decisioni definitive sul campionato. Una riunione preceduta da alcune conclusioni con lo scopo di trovare un pre-accordo.
La proposta è nata ieri mattina da una riunione fra Paolo Dal Pino e Gabriele Gravina, presidente della Figc, con i consiglieri federali collegati Giuseppe Marotta, a.d. Dell’Inter, e Claudio Lotito, presidente della Lazio. Poi la proposta è stata portata nella riunione del consiglio, che ha dato il consenso (anche se l’Inter per il momento è contraria perché insiste per recuperare prima di tutto l’incontro casalingo con la Samp) e l’ha sottoposta ora alla valutazione delle società. Secondo questa proposta di soluzione, fra sabato 7 e lunedì 9 marzo si dovrebbero recuperare le sei partite della settima giornata di ritorno, rinviate nello scorso fine settimana: Sampdoria-Verona, Udinese-Fiorentina, Milan-Genoa, Parma-Spal, Sassuolo-Brescia e Juventus-Inter. Le gare rinviate del sesto turno verrebbero recuperate più avanti: Torino-Parma, Verona-Cagliari e Atalanta-Sassuolo mercoledì 18 marzo, mentre resta da individuare una data per Inter-Sampdoria. Tutte le altre giornate, a partire dalla prossima, slitterebbero in avanti fino a mercoledì 13 maggio, quando sarebbe in programma un turno infrasettimanale al posto della finale di Coppa Italia, evidentemente posticipata. La fine del campionato, invece, resta fissata per il 24 maggio. I commenti a questa proposta mi erano sembrati abbastanza concilianti. Aveva detto Giovanni Carnevali, amministratore delegato del Sassuolo: “L’importante è capire cosa accadrà e non fare come la scorsa settimana. Tutto deciso per le porte chiuse, tutti d’accordo, e sabato poi si è deciso di non più giocare. Noi vogliamo giocare, con il pubblico o a porte chiuse, conta dare continuità altrimenti conviene sospendere il campionato perché non ci saranno più i giorni per recuperare le gare. È vero che gli stadi vuoti non sono una bella immagine ma tutto quello che sta succedendo in questi giorni in Italia non è positivo. Giocare, avrebbe potuto anche essere un’opportunità per far trascorrere un paio d’ore di leggerezza a tutte le persone chiuse in casa. Non dobbiamo guardare solo al grande evento Juve-Inter, ma dobbiamo pensare anche alle altre. Il campionato è fatto di 20 squadre e ci deve essere rispetto per i grandi e per i piccoli club. Il sistema calcio deve essere in grado di gestire tutte queste cose”. Gli aveva fatto eco Beppe Marotta: “Siamo in una situazione di emergenza per il Paese, è normale che al primo posto ci sia la salute. Da dirigente sportivo dico che dobbiamo pensare a pianificare il campionato al meglio: sono preoccupato per il futuro, perché se viene prorogato il blocco fino all’8 marzo mi chiedo come si gestiranno le gare della prossima giornata. Anche quelle sono a rischio. Il calendario è compresso di impegni perciò bisogna adottare un criterio univoco e armonioso”.
Ma, all’improvviso, la situazione si è di nuovo trasferita in alto mare, perché Steven Zhang, presidente dell’Inter, è andato giù duro sul presidente della Lega al quale il dirigente cinese rimprovera di aver proposto la data del 9 marzo per recuperare Juve-Inter col solo pubblico piemontese. Un durissimo sfogo su Instagram: “Giocare con il calendario e mettere sempre la salute pubblica al secondo posto: sei probabilmente il pagliaccio più grande che abbia mai visto. 24 ore? 48 ore? 7 giorni? Cos’altro? Quale sarà la tua prossima mossa? Ora ci vieni a parlare di sportività e di una competizione limpida – ha incalzato Zhang –. Come puoi farlo quando non proteggi i nostri calciatori e i nostri tecnici, chiedendo loro la disponibilità a giocare per te tutti i giorni, a tutte le ore? Sto parlando con te, Paolo Dal Pino, nostro presidente di Lega. Vergognati. Devi alzarti e prenderti le tue responsabilità, questo è quello che si fa nel 2020. Ovunque nel mondo, e non conta che una persona tifi Juventus o Inter o che non tifi a prescindere, si mette la sicurezza al primo posto. È la cosa più importante per tutti: per la famiglia e per la società”.
L’ok definitivo era atteso per oggi ma l’attacco dell’Inter potrebbe rimettere tutto in discussione. Parere positivo è già arrivato da Roma, Atalanta, Juventus, Brescia e Lazio. Per ora è perplesso il Napoli per la Coppa Italia. Su tutto ciò incombe, però, l’emergenza Coronavirus e i provvedimenti del Governo per contenerla. Fino a domenica, al momento, vige il divieto di trasferta ai tifosi di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, regioni focolaio in cui si gioca a porte chiuse. Quindi si dovrebbero giocare a porte aperte le due semifinali di Coppa Italia, Juventus-Milan domani e Napoli-Inter giovedì, mentre potrebbero essere collocati, come si diceva poco sopra, al lunedì i recuperi a rischio della settima giornata di ritorno, Milan-Genoa, Parma-Spal e Sassuolo-Brescia, oltre Juventus-Inter, con Sampdoria-Verona e Udinese-Fiorentina fra venerdì e sabato. Con slittamento generale del campionato di una settimana, fino al 13 maggio, quando sarà inserito un turno infrasettimanale. “Basta figli e figliastri”, ha protestato Massimo Ferrero, il presidente della Samp, che a sua volta deve recuperare non solo quello contro l’Inter ma anche il match con il Verona.
Un caos del genere non ricordo di averlo mai visto. Sicuramente, la gran massa di soldi che il calcio muove fa sì che gli animi di chi deve decidere non siano tranquilli impedendo atteggiamenti equilibrati e favorendo, al contrario, posizioni che nascondono interessi marcati. Venti squadre in serie A sono troppe, e ciò obbligano a un calendario troppo ravvicinato di incontri, anche perché le Coppe internazionali si sono allargate proprio in virtù degli incassi dovuti ai diritti televisivi. Un tempo, ad esempio, la Coppa dei Campioni era riservata solo alle squadre vincitrici del titolo nazionale e la Coppa delle Coppe alle vincitrici della coppa nazionale. Oggi la Champions è allargata anche a quattro squadre per nazione. Un tempo la nostra serie A giocava tutte le partite alle 14,30 d’inverno, alle 15 in primavera, alle 16 da maggio in poi. Per l’esigenza di incassare daanro, oggi si gioca dal venerdì al lunedì in campionato nazionale, il martedì e il mercoledì la Champions e il giovedì l’Europa League. Aggiungiamo anche che la necessità di danaro è principalmente legata anche agli alti ingaggi di molti giocatori. Ricordo che Gianni Rivera, al massimo della propria carriera, guadagnava al Milan 80 milioni, che con i premi partita arrivavano nella migliore delle ipotesi a 100. Fatto il calcolo del potere d’acquisto di questa cifra in euro, il Golden Boy oggi guadagnerebbe poco più di un milione all’anno, un quarto di quanto mediamente guadagnano i migliori centrocampisti della serie A.
E allora, di che parliamo? Non c’è davvero bisogno di immagini Tv per mostrare il caos in cui versa il calcio italiano.