C’era l’obbligo di vincere a Verona, un obbligo che Inter non ha rispettato cogliendo un pareggio che lascia l’Atalanta al terzo posto. Poca Inter, lo dico a scanso d’equivoci, non sul piano dell’impegno bensì sul piano della qualità e con scelte che mi hanno lasciato perplesso sin dall’inizio: una squadra con la sola luce di Alexis Sanchez; con i centrocampisti Gagliardini, Borja Valero e Brozovic che hanno sbagliato promettenti occasioni soprattutto nell’area di rigore avversaria; e con il centro-boa Lukaku che ha lottato con grande energia contro Kumbulla, vincendo spesso i contrasti, per offrire buoni palloni ai compagni di squadra. A scapito, però, della conclusione personale in un paio di buone occasioni. Per fortuna l’Inter ha avuto un Candreva molto attento, lesto a riprendere un palo di Lukaku e a pareggiare l’iniziale rete di Lazovic che aveva ridicolizzato con corsa e dribbling Skriniar; e poi a menare un fendente che, deviato da De Marco, ha sorpreso l’ottimo portiere scaligero, Silvestri.
L’Inter ha cercato il gol del k.o, lo ha fallito Lautaro subentrato allo stanchissimo Lukaku: una paratona di Silvestri e poi, all’86.mo il giusto pareggio del Verona. Veloso, liberissimo due metri dentro l’area di rigore, ha infilato con un rasoterra Handanovic. E a proposito del capitano dell’Inter, sul gol preso a inizio partita gli addebito un errore che un uomo esperto come lui non dovrebbe compiere: quando Lazovic ha lasciato surplace Skriniar, ha scoccato il tiro da posizione angolata con Handanovic che aveva lasciato due metri fra lui e il palo. In quei due metri il pallone, calciato dal basso verso l’alto, si è infilato in rete: se Handanovic avesse coperto di più il palo, Lazovic non avrebbe segnato. Comunque, una delle difese più precise e imperforabili della prima parte del torneo sta prendendo reti a ripetizione, addirittura, quella di Verona, quando la partita è appena cominciata. Contro un esterno come Lazovic forse sarebbe stato meglio Godin, impiegato però sulla fascia sinistra.
Con un centrocampo così costruito, con Borja Valero poco “feroce” nei contrasti e Gagliardini poco presente quando è occorso difendere per la sua smania di segnare e riparare alle pessime prestazioni con Sassuolo e Bologna, si è visto quasi subito che l’Inter avrebbe sofferto. Se Brozovic mi è sembrato a tratti persino timoroso perché ha sbagliato certi inserimenti e ha optato per appoggi vicini accorgendosi raramente delle corse degli esterni, Vecino mi ha dato l’impressione del giocatore che tira a campare, succeda quel che succeda. Il mancato contrasto a metà campo dell’esterno basso veronese Rrahmani, poi partito in slalom verso l’area interista per il gol di Veloso, è stato errore che è costato all’Inter due punti e il terzo posto in classifica.
A proposito di Conte, infine, penso che a Verona non abbia avuto coraggio lasciando in panchina troppo a lungo Lautaro Martinez. Visto che Sanchez era in ottima forma e praticamente operava da trequartista andando a raccattare palloni su palloni, forse sarebbe stato il caso di far uscire Borja Valero e far entrare Lautaro prima del 76.mo. Così Conte per una decina di minuiti, prima cioè di far riposare Lukaku, avrebbe avuto un tridente formidabile. Ma Conte, come dicevo, spesso non ha il coraggio che hanno i suoi colleghi. Juric, per esempio, accorgendosi che Lazovic era stanco ha fatto entrare Valerio Verre che ha dato nuova vivacità al centrocampo scaligero fino a quando Veloso ha pareggiato.
Morale? Fra le tante leggi che determinano i risultati della vita, ce n’è una che vale soprattutto per lo sport: chi non ha coraggio finisce per perdere punti.