Perdono le partite in casa. La Roma contro il Bologna e il Napoli contro il Lecce. Ma la crisi casalinga peggiore è quella del Torino: sette gol incassati dall’Atalanta e tre dalla Sampdoria con le quattro reti d’intermezzo a Lecce. Eppure queste tre squadre avevano ambizioni molto alte alla partenza del campionato, soprattutto il Napoli che è ancora con i due piedi in champions dove affronterà negli ottavi il Barcellona. Ma il calcio è strano, basta un litigio, basta una controversia ed ecco che tutto va a rotoli. A Napoli la scintilla che ha fatto ardere il falò è scoccata nel giorno in cui il presidente De Laurentiis ha deciso il ritiro dopo una sconfitta e di multare pesantemente la squadra: sul rogo sono finti i rapporti con l’allenatore Carlo Ancelotti, che se n’è andato in Inghilterra, e con i giocatori che hanno messo le carte in mano agli avvocati. È arrivato Rino Gattuso, ma le cose in campionato sono andate davvero bene solo contro Sampdoria e Juventus mentre la beffa è arrivata dal Lecce in lotta per la salvezza. Il Napoli è una società in cui il padre-padrone Aurelio De Laurentiis si arroga il diritto di parola in via esclusiva. Lui dice e lui decide. E intanto la squadra patisce anche l’avversario più umile.
La Roma, dopo un bellissimo periodo, è precipitata nei risultati dopo gli infortuni di Zaniolo, Zappacosta e Diawara. Ci aggiungiamo qualche squalifica, ci aggiungiamo qualche prestazione sottotono di alcuni giocatori, ci aggiungiamo anche le trattative per il passaggio di proprietà e il nuovo stadio: potremo così renderci conto delle difficoltà della Roma di disputare partite decenti.
Infine il Torino, la cui classifica e le cui prestazioni non mi sorprendono affatto. Incassare sette gol in casa, alla squadra granata non era mai capitato neppure negli anni delle retrocessioni. Concluso onorevolmente il girone di andata, la squadra granata ha perso le quattro partite iniziali del girone di ritorno con punteggi mortificanti: Sassuolo, Atalanta, Lecce e Sampdoria hanno “matato” il toro granata del presidente Cairo. Esonerato Walter Mazzarri dopo il pesante 4-0 di Lecce, il presidente granata ha assunto Moreno Longo ex calciatore ed ex allenatore della Primavera torinista. La solfa non è cambiata, la Samp ha rimesso in ginocchio il Torino relegandolo al tredicesimo posto della classifica a due tiri di schioppo dalla zona retrocessione. C’era Luciano Spalletti sul mercato ma Urbano Cairo, noto per le sue idee sparagnine, ha preferito il giovane allenatore che aveva ottenuto risultati importanti con le giovanili granata e aveva portato il Frosinone in serie A, venendo poi esonerato dopo pochi mesi. Il Toro gioca male, gli elementi di spicco non rendono quel che potrebbero, soprattutto gli attaccanti Belotti e Zaza non riescono più a fare centro. Agli sgoccioli del calciomercato estivo, Urbano Cairo acquistò l’attaccante Simone Verdi, costo 23 milioni: si trattò del più grande esborso economico che il Torino abbia mai fatto per l’acquisto di un giocatore. Verdi, che in maglia granata ha giocato solo sei partite, ha esordito allo Stadio Olimpico di Torino il 16 settembre in occasione della sconfitta casalinga col Lecce (1-2), ha segnato il primo gol col Torino l’8 febbraio 2020, siglando il momentaneo vantaggio nella partita casalinga con la Sampdoria, persa per 3-1.
Nel futuro immediato del Torino ci sono la partita di San Siro contro il Milan, quella casalinga contro il temibile Parma, la trasferta di Napoli. E oggi i tifosi, inferociti, chiedono a Urbano Cairo di andarsene e il presidente ha deciso di vendere il Torino. “Lo dico a malincuore – spiega in un’intervista pubblicata da La Stampa -, ma non voglio rimanere in Paradiso a dispetto dei santi. Lascio, perché una parte minoritaria, ma rumorosa, della tifoseria non mi vuole più e può creare problemi ambientali alla squadra. Così farò felice il 30% dei tifosi. Ammetto di avere sbagliato all’inizio, pensando fosse giusto prendere giocatori affermati – continua – io ho messo nel Toro 30 milioni veri e la società non ha un euro di debito. Al momento nessuno si è fatto avanti. Gaucci? Mai parlato con lui”. Per un imprenditore italiano rilevare il Torino non è operazione economico-finanziaria semplice. E all’orizzonte non ci sono americani, cinesi o arabi che vogliano una delle squadre col pedigree fra i più titolati d’Italia.