Sono cominciate due settimane fondamentali per la ripartenza del campionato di serie A. La Federcalcio si è adeguata al Decreto spera e lavora per una riapertura al 13 giugno. Intanto oggi il Comitato tecnico-scientifico del Governo esaminerà il protocollo sanitario con le nuove correzioni che saranno inviate da Lega Serie A, Federazione medico-sportiva e Figc al termine del Consiglio federale.
Intanto, non tutti i calciatori corrono gli stessi rischi di contagio da Coronavirus. Secondo uno studio dell’università di Aarhus (Danimarca), riportato da Il Corriere della Sera, sono i centravanti ad essere a maggiore rischio contagio: questo infatti il ruolo più esposto, avendo una media di contatto di due minuti rispetto al minuto e mezzo della media generale.
Sulla ripartenza non tutti i presidenti di serie A sono d’accordo. Il proprietario dell’Udinese Giampaolo Pozzo in un’intervista a Repubblica ha dichiarato: “Non voglio ripartire a giugno perché bisogna usare il buon senso. Mi sembra assurdo incaponirsi su questa accelerazione. Io non dico che non si debba ricominciare il campionato, ma che lo si deve fare in sicurezza. Il punto non è il protocollo in sé, ma il fatto che siamo quasi a fine maggio e che le forzature non servono a niente. Mi passi il paragone, ma è come se si volessero fare diventare di 12 ore le giornate, che ne hanno 24. Un calendario come quello ipotizzato non è applicabile: si rischiano soltanto infortuni a catena. Bisogna trovare soluzioni diverse. Una può essere quella dei play-off e dei play-out. In ogni caso l’Uefa aveva indicato il 2 agosto come data limite per potere giocare le coppe e si può anche ragionare con l’Uefa di questo”.
Come è solito fare, quando c’è motivo di mettersi in mostra, il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto a ‘Un Giorno da Pecora’ su Radio1 Rai parlando della possibile ripresa dei campionati di calcio in Italia: “Il ministro dello Sport Spadafora ha detto quattro cose diverse in quattro occasioni diverse… Spero che non ci sia un pregiudizio, perché il calcio mantiene i campetti di periferia nelle nostre città e se non riparte quello rischiano di chiudere anche i campetti dei bimbi. Il sistema calcio muove 4 miliardi di euro e dà lavoro a circa 50mila persone, che portano a casa 1000 euro al mese se va bene”. Tuttavia il senatore leghista Claudio Barbaro, dal 2005 Membro della Giunta del Comitato Olimpico Nazionale Italiano non è d’accordo con il proprio leader. Qualche giorno fa, infatti, il senatore Barbaro ha auspicato che nei confronti del calcio, e soprattutto per la ripresa dei campionati di serie A e B, non venissero istituite vie preferenziali rispetto a quanto stabilito per i normali cittadini italiani.
Che le stime di Matteo Salvini siano, diciamo così, “elettorali” lo si evince anche dalle opinioni di Andrea Sartori, capo globale della divisione sport di KPMG, una delle principali aziende che si occupa di revisione contabile, il quale analizzando a Tuttosport i rischi per il calcio parla di cifre molto minori rispetto al quelle del capo attuale della Lega: “La Serie A, anche in caso di ripresa del campionato, subirà un deprezzamento medio del 17% che potrebbe diventare del 26% in caso di mancata ripresa. Perdite? In caso di stop le abbiamo calcolate in 650 milioni di euro. A questo si deve aggiungere la svalutazione dei giocatori e calcolare il calo dell’indotto. Diciamo che non è una follia pensare che il settore, in caso di mancata ripartenza, possa accusare danni per almeno un miliardo”.