L’aumento dei contagi fra i giocatori del calcio sta mettendo a rischio il campionato di serie A e non solo. Federcalcio e Lega temono uno stop che sarebbe un disastro economico senza precedenti: quindi si pensa a soluzioni che possano dare il minor impatto sulle casse societarie. Intanto avanza l’ipotesi di eventuali tagli agli stipendi dei giocatori. Poi si cerca una soluzione per non interrompere le partite e di sfruttare al massimo quel 15% di spettatori che il governo ha concesso, nel decreto valevole per i prossimi 30 giorni, alla capienza degli stadi dove si disputeranno le partite. Due sono le ipotesi. La prima, disputare un giro di andata a porte chiuse con play off finale fra le prime sei-otto squadre in classifica. La seconda, costruire una “bolla” a imitazione di quella NBA facendo giocare le squadre solo in due o tre stadi, tenendo isolati i giocatori delle varie formazioni.
Continuare il campionato come si sta facendo adesso si corre il rischio di caos. E ciò proprio alla luce di quanto il giudice sportivo deciderà sul caso Juventus-Napoli, impedito da una decisione dell’Asl partenopea che ha impedito ai giocatori di Gattuso di partire alla volta di Torino. Il giudice sportivo potrebbe optare per 3-0 a tavolino e 1 punto di penalizzazione, per non aver il Napoli seguito il protocollo che impone a una squadra di presentarsi in campo qualora abbia 13 giocatori compreso un portiere in grado di farlo perché negativi ai tamponi. Oppure, come si sta ventilando da qualche giorno, dare al Napoli una penalizzazione e far ripetere la partita. Appare chiaro che se la penalizzazione sarà di un solo punto, il campionato corre il rischio di intopparsi ogni qual volta una squadra, che debba viaggiare, avrà almeno due giocatori contagiati (com’era il caso del Napoli): facile che l’Asl della città obblighi la squadra a non partire, con ripercussioni insormontabili sul calendario del campionato, che dovrebbe rivedere ogni volta le date dei recuperi. Se, al contrario, a Napoli verrà comminata una penalizzazione di 3 punti più la ripetizione della partita, in modo che sul campo possa recuperare qualcosa o tutto, allora il campionato si salverebbe perché le squadre non avrebbero più l’incentivo a non rispettare il protocollo facendo, però, in modo che i giocatori seguano esattamente una procedura di isolamento da ogni contatto al di fuori di quelli della famiglia e della squadra.
Non ci sono altre strade secondo me per evitare il fallimento del calcio italiano. E questo perché da luglio in avanti, le briglie della Nazione, che tanto bene si era comportata durante il lockdown, si sono allentate e in questi primi mesi d’autunno sono ricominciati i contagi, il 75% dei quali riguarda l’imprudenza dei giovani. Nel marzo scorso, i responsabili del CTS affermarono che con i Covid-19 avremmo dovuto combattere una guerra. Di solito al fronte vanno i giovani in divisa, i nonni restano in città sotto le bombe, inermi. Ma se al fronte se ne fregano del nemico e vanno al bar invece di sparare….