Auto

Dic 02 OGGI C’E’ MOLTO DA LEGGERE…

di Bianca Carretto

La crisi dell’auto ha colpito pesantemente l’industria e il suo indotto in tutta Europa e negli Stati Uniti, in questo momento si trova a fare i conti con una catena del valore alle prese  con una trasformazione epocale che i costruttori paiono essere non in grado di governare. Il presidente del consiglio di amministrazione di Stellantis, John Elkann, oggi, dopo la cacciata di Carlos Tavares, è posto davanti a delle scelte fondamentali per il futuro della sua società. Recentemente Elkann  ha dichiarato che  non cercava di consolidarsi con altri costruttori, poiché era concentrato  sulla sua attuale attività, che non contemplavano possibili distrazioni, qualunque esse potevano essere. Come Stellantis  considera di avere una dimensione sufficientemente competitiva che nasce proprio già da diversi rafforzamenti, come dalla fusione tra  Psa ( Peugeot/ Citroen) e Fca ( Fiat /Chrysler) e di non avere intenzione di cedere nessuno dei suoi 14 marchi, in particolare ai rivali cinesi. Anzi ha sempre rivelato di  voler restare fedele al rafforzamento dell’asse  franco/italiano, con lo stesso spirito  del nonno, l’Avvocato. Crede  nelle virtù  del capitalismo famigliare , un modo per  ricordare l’eredità spirituale proprio di Giovanni Agnelli, figura che rimane  ancora unica e centrale della famiglia. Tavares esce dopo uno scontro forte, poiché le sue opinioni  sul futuro della casa automobilistica divergevano completamente,  proprio lui che ha percepito uno stipendio di circa 40 milioni di euro all’anno e dovrebbe essere liquidato con una cifra che si potrebbe avvicinare ai 100 milioni di euro.  Ma gli ha lasciato  in retaggio gli stabilimenti di Pomigliano, Mirafiori, Cassino, Melfi chiusi sino ai primi di gennaio 2025, dopo aver portato quasi tutta la produzione all’estero, quella della Grande Panda, della Lancia Ypsilon, di Alfa Junior,  della Fiat Tipo,  della Fiat 500 benzina, della  Fiat 600,  della Topolino, e della Jeep Avanger. Con le vendite in caduta libera già ad ottobre, che avevano registrato un calo vicino al 17%, con poco meno di130mila vetture vendute in Europa, con una quota di mercato  nel Vecchio Continente del 14,4%  contro il 17,4% di un anno fa.  Nel terzo trimestre  2024, Stellantis aveva già visto contrarsi del 27% i ricavi, a 33 miliardi di euro, a causa di un indebolimento delle consegne e all’impatto  dei prezzi e dei cambi sfavorevoli. John dovrà  decidere se abbandonare – provvisoriamente – la mobilità  elettrica pura e portare avanti le auto ibride che potrebbero rappresentare  la vera speranza per il rilancio su tutto il territorio europeo.  Potrà esercitare attraverso un comitato esecutivo, di cui lui sarà presidente, con una “ testa ponte” per guidare  l’ordinaria amministrazione. E’ comunque molto importante la presa di posizione di Elkann che subito ha messo in atto il processo di ricerca per un nuovo ceo permanente che deve essere allineato con gli azionisti di riferimento. Tavares indubbiamente non lascia un buon ricordo anche nella classe politica italiana, carattere ruvido, poco incline  a cucire rapporti solidi con i sindacati.  A Elkann toccherà anche  l’incombenza di  ristabilire  questi  collegamenti, Michele De Palma , segretario generale della Fiom-Cgil ha già espresso il suo parere, ha chiesto “ un piano industriale e occupazionale subito”, accusando Tavares  di essere l’autore della delocalizzazione dell’automotive in Italia, incolpando altri di aver creato il caos , anzi lamentandosi di dover essere lui a risolvere e a gestire il problema. I lavoratori, in massa, chiedono un nuovo ad che abbia a cuore la ripresa delle nostre fabbriche e il rispetto dei dipendenti.  Elkann, scendendo in campo in prima persona, ha manifestato la sua responsabilità e il valore delle sue competenze, ha palesato un nuovo volto che non può che giovargli. Potrà decidere se affrontare altri accordi industriali, per esempio con Renault, che necessariamente non devono  transitare attraverso nessuna fusione.

Carlos Tavares, il capo di Stellantis, oggi esautorato dal board dal suo incarico, sapeva di non essere amato ma era sicuro di arrivare all’inizio del 2026 per terminare il lavoro  che da quattro anni aveva intrapreso. Chi potrà essere il suo successore? Una scelta non facile, anche se la decisione della famiglia Peugeot di  designare, qualche giorno fa, Edouard Peugeot,  figlio dell’attuale presidente della Peugeot Invest, Robert Peugeot, aveva fatto pensare a movimenti interni al gruppo.  Potrebbe  essere proprio  Edouard a prenderne le redini. A 40 anni ha condotto la maggior parte della sua carriera, a Londra,  presso la banca d’affari JP Morgan, per poi  essere responsabile del fondo di private equity TowerBrook, famoso per aver sempre affrontato situazioni non solo complesse, ma molto difficili. Un manager  molto quotato sia per la sua esperienza  che per le sue qualità personali, può perseguire facilmente una strategia di sviluppo e di performance del costruttore franco/italiano, di cui dal 2020 è parte del consiglio di amministrazione  e del comitato per gli investimenti e le partecipazioni di tutta la holding. E’ possibile anche che le funzioni di Tavares  vengano assunte da un comitato interno guidato dal presidente John Elkann. L’altro nome, sulla bocca di tutti, è quello di Luca de Meo, l’italiano a capo di Renault Group,  diretto concorrente di Peugeot e attuale responsabile dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei dell’automobile. Le sue scelte  hanno sempre avuto  un grande impatto sul  settore, crede fermamente  nel futuro dell’industria automobilistica europea, ancor più in questo passaggio  di transizione energetica, quella che consentirà  di affrontare tutte le sfide  tecnologiche e geopolitiche del momento. Crede fortemente  negli sforzi congiunti e nelle partnership tra il settore pubblico e privato, il solo modo per  arrivare sulla strada del rinnovamento.  

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