Nel 1985 uscì un film interpretato da una debuttante Madonna nel ruolo di attrice dal titolo Desperately Seeking Susan. In questi giorni l’argomento più dibattuto, anche dai direttori più intellettuali della nostra categoria è stato “ma Chiara Ferragni ci sarà alle sfilate?”. E la sua presenza era ovunque, nelle prime file dove al suo posto sedeva l’amica Veronica Ferraro e altre star dei social, ma tutto è sottotono perchè non c’è l’ape regina di questo mondo.
E se cerchiamo di nutrirci solo di tendenze, veniamo sempre inevitabilmente dirottati sull’argomento da continue informazioni: Chiara ha postato una foto vestita Gucci senza mettere il tag, Chiara è dimagrita, Chiara e Fedez si lasciano, Chiara andrà da Fabio Fazio domenica. E li troverà anche un’altra icona della moda, che anche lei ha nutrito il gossip per molto tempo con i suoi amori e malumori, la bellissima Naomi Campbell. Lo sa bene Piero Piazzi che la segue come un’ombra quando arriva a Milano e diventa il suo tutto.
Eppure qualcosa sta cambiando, come quando i primi di marzo esci al mattino e senti che nell’aria c’è profumo di primavera e che la luce arriva fino a sera. In questi giorni il cambiamento è dettato da un desiderio di pulizia, come una casa che ha accumulato troppo ed ora ha bisogno di una rinfrescata e un po’ di decluttering. La moda ha fatto indigestione di tutto, di notizie, di persone, ma soprattutto di abiti che riempiono i nostri armadi e che hanno creato inevitabilmente una contrazione negli acquisti e una crisi profonda. Il brand Twinset che per la prima volta sfila a Milano Moda Donna ( merito di quella bravona della Monica Paparcone che secondo me non vedeva l’ora di organizzare una bella sfilata…) sotto la guida del suo CEO Alessandro Varisco, sceglie la “moda accessibile”, con il capo più caro in pelle che costa 900 euro e tutto il resto al di sotto dei 400 euro. “Pensiamo all’America, in questo momento il nostro mercato di riferimento” dice l’amministratore delegato che sa bene che loro sono usciti da una forte crisi e oggi sono tornati competitivi, mentre qui in Europa sono giorni economicamente molto tristi.
Sarà per questo che il nero e il grigio dominano le passerelle anche se accessori oro e argento ci lasciano intravedere la luce fuori dal tunnel. Di sicuro si sta tornado a fare eventi tailor made e più per addetti ai lavori. Ne parlavo con Sarah Balivo, un’amicizia nata su Instagram consolidata da un bicchiere di Franciacorta. Anche lei, che si occupa di design e non di moda, sostiene che occorre fare eventi solo per addetti ai lavori, perchè anche il salone del mobile si è fatto scappare la mano ed ora ha fatto perdere l’attenzione sul business.
Alle cene di lavoro la cosa fondamentale è il sitting : solo chi ti conosce sa chi mettere al tuo fianco. Ho passato spesso serate con persone perfettamente sconosciute, messa li come un numero qualsiasi per occupare un posto evidentemente lasciato vuoto. Trovo odiose quelle situazioni perchè ne esci stanchissimo, io poi che amo chiacchierare mi trovo a mangiare ed a dovermi sforzare di trovare dei link per indovinare degli argomenti in comune con gli altri commensali. Non è quindi la pr più famosa a saper mettere le persone a proprio agio, ma quella più sensibile che si preoccupa dei suoi invitati come una perfetta padrona di casa. Brava quindi a Francesca Zocchi che alla cena per la presentazione del nuovo logo di Franciacorta mi ha messo in un bel gruppetto con Ildo Damiano da una parte che mi raccontava delle mutande di Dsquared firmate da Rocco Siffredi, Piero Piazzi che faceva gli scherzi telefonici alla povera Rita Camelli dicendo che io ero finita in ospedale ubriaca, Gianluca Bauzano che mi prendeva in giro perchè mi sono mangiata un rapanello della decorazione orto-floreale, ma visto che lo faceva anche Alessandro Calascibetta poi non mi ha più sgridata. Allora per vendicarmi io l’ho stressato tutta la sera chiedendogli informazioni sulla salute di Kate e Re Carlo, perchè so che lui è appassionato come me.
Ho apprezzato molto un post di questi giorni di Chiara Maci dove sostanzialmente diceva che un brand l’ha invitata a una cena dicendole che avrebbero gradito indossasse i loro abiti con taglie campionario e giustamente lei ha osservato che noi comuni mortali le taglie campionario non le abbiamo e uno si sente anche a disagio. Lo dice lei poi che è super in forma, ma a volte è vero, la moda ti fa sentire sbagliata. Io oramai me ne frego, ma sai quante volte mi son sentita a disagio? E mi ricordo una volta avevo Ludovica di 5 o 6 anni, mi avevano chiesto di portarla gratuitamente a fare un servizio per Style Piccoli. Io tutta felice di mostrare mia figlia avevo accettato e lei era felice di fare questa esperienza con me. Peccato che al secondo cambio dopo averla fatta vestire, preparare la stylist disse ” no con quei capelli biondi non mi piace, usiamo la bambina mora” e la fecero svestire senza fare più la foto. Ovviamente la prima cosa che mia figlia mi disse fu “Mamma ma i miei capelli sono brutti?” . Da quel momento ho rifiutato qualsiasi altro invito o casting. Il nostro mondo può fare dei danni enormi. Platone diceva che vedendo la bellezza siamo spinti a riprodurla. Noi che ogni giorno lavoriamo in un mondo che crea bellezza siamo spesso ingoiati in un vortice di perfezione dell’estetica che non si concilia però con l’imperfezione umana.
“La moda? Mi piace assai” ha risposto Angelina Mango neo vincitrice di Sanremo alla sfilata di Etro, e quel suo “assai” suona già come una novità in un mondo dove ogni parola e ogni atteggiamento è studiato a tavolino da esperti della comunicazione e dell’immagine. Quel “assai” è una ventata d’aria fresca come la tik toker Giorgia Malerba che era in prima fila da Iceberg (@giorgiamalerba0), lei fa dei video divertenti con la sua capra Bruno che ne combina di tutti i colori. Io la vedo e le dico “Tu sei quella della capretta? ” E lei mi sorride felice che l’avessi riconosciuta. Uno sguardo vero, di chi non ha la snobberia di tanti che incontro o che si sono trasformati in super snob strada facendo.
Se c’è una cosa che mi piace del mio carattere è il fatto di non essere snob, anche se molti pensano che io lo sia solo perchè sono di Milano. Io sono quella che se vedo Giuliana Parabiago e Raffaello Napoleone in disparte che sono li a scrivere vado a chiedergli cosa stanno facendo. Ero da Herno nel nuovo mega super headquarter di Marenzi e loro erano li a scrivere su un foglietto… “stacanovisti” dico io! “Ma no stiamo preparando un salone del libro e poi quello della danza…” rispondono loro con una risata. Secondo me Napoleone ce l’ha qualcosa di chi portava il suo nome, lui vuole conquistare sempre nuovi territori e mi ha spiegato che fare mono prodotto è un errore ( e che non lo so io?). Loro dalla moda hanno imparato a fare una regia elegante di eventi extra settore che diventano di grande qualità.
E’ vero, la moda offre sempre qualità e sempre di più trovo che le persone per bene si incontrino per fare sistema, non si fa più lavorare l’amico o il figlio di, oggi si vuole lavorare con persone che sono affini al nostro modo di vedere le cose e noto con piacere che molti pr e uffici stampa iniziano a collaborare tra loro. L’unione fa la forza, specie in tempi difficili. Per questo Vanity Fair ha messo Sinner in copertina ( pensate il servizio è stato realizzato a dicembre con un set blindato e lui non aveva ancora vinto gli Australian Open): un bravo ragazzo che vive la moda senza perdere l’obiettivo della sua professione.