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Nov 02 CHI PUÒ FERMARE QUESTO NAPOLI?

di Francesco Bonfanti

10 vittorie e due pareggi, 32 punti su 36, 30 gol fatti. E stiamo parlando solo del campionato, perché se vogliamo poi estendere il discorso all’Europa, i numeri del Napoli sono ancora più eclatanti, con cinque vittorie in altrettante gare di Champions (in un girone con Liverpool, Ajax e Rangers) e altri 20 gol all’attivo. Ovvero 50 reti segnate da inizio stagione. Impressionante. Per molti, giustamente, è la squadra da battere, macchina fino a questo momento perfetta, senza evidenti punti deboli e con un’infinità di soluzioni a disposizione di Spalletti. Non gioca Osimhen? In campo ci va Raspadori che segna, oppure Simeone, che segna anche lui. Torna Osimhen? Gol decisivo alla Roma e tripletta al Sassuolo. La stagione è lunga e in passato le squadre di Spalletti hanno avuto momenti di flessione, se non veri e propri crolli, come lo scorso anno, con quell’entusiasmo tipico di Napoli che talvolta può diventare l’anello debole se si tramuta in sfiducia dopo qualche partita andata a male. Ecco, quello sarà il vero esame per capire se, nelle difficoltà che inevitabilmente arriveranno, questa squadra ha fatto il salto verso la definitiva maturità.

Napoli che ha approfittato della sconfitta del Milan a Torino, la seconda nel campionato dei rossoneri. La squadra di Pioli ha giocato una delle peggiori partite da inizio stagione, ha sbagliato nei primi minuti ed è stata punita, perdendo anche il secondo posto in classifica e tornando a casa con tanti dubbi, complice una difesa che non rende come la passata stagione e un attacco che dipende troppo dalle giocate dei singoli e che ogni tanto si inceppa. 

L’Atalanta si ritrova così seconda, la vera sorpresa di questa prima parte di stagione dopo un’estate di polemiche da parte del suo allenatore Gasperini, poco convinto della campagna acquisti ma che alla fine è riuscito ad assemblare una squadra quadrata e concreta, meno spettacolare di quella delle passate stagioni ma che i numeri stanno premiando.

In risalita prepotente c’è anche l’Inter, quattro vittorie consecutive in campionato, la qualificazione agli ottavi di Champions guadagnata con un turno di anticipo, 19 gol fatti nelle ultime sette gare disputate e la certezza che la squadra di Inzaghi è tornata, e che in campionato bisognerà fare i conti con lei. Certo, gli otto punti di distacco dal Napoli capolista sono tanti, ma con uno scontro diretto ancora da giocare (alla prima del nuovo anno, il 4 gennaio a San Siro) e un’infinità di punti ancora in palio è legittimo considerare i nerazzurri definitivamente guariti e pronti a tornare a recitare un ruolo importante nelle prime posizioni.

E la Juventus? Tre vittorie consecutive (contro Torino, Empoli e Lecce) non devono affatto illudere, soprattutto perché in mezzo ci sono le due sconfitte contro Maccabi Haifa e Benfica che hanno certificato l’eliminazione dalla Champions League con un turno di anticipo, umiliazione clamorosa che fa parlare già a fine ottobre di fallimento del progetto. L’alibi delle molte assenze (Pogba e Chiesa su tutte, Di Maria presente a singhiozzo) regge fino a un certo punto, perché la pochezza del gioco, le incomprensioni tra spogliatoio e allenatore e una società non più presente come prima sono macigni pesanti da portarsi dietro, in una stagione sì ancora lunga, ma che rischia anche di diventare un calvario. 

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