Auto

Gen 22 …CHI SARÀ UN SECONDO COSTRUTTORE?…

di Bianca Carretto

Un mese fa il Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, aveva dichiarato che “l’obbiettivo con Stellantis è raggiungere almeno un milione e 400mila veicoli prodotti nel nostro Paese, così da colmare quel gap troppo ampio tra le auto immatricolate in Italia e quelle prodotte negli stabilimenti italiani”. Dopo aver preso atto che, nel 2023, lungo lo Stivale, non si sono assemblate neppure 400mila vetture e viste le vendite, effettuate da Stellantis, nel mese di dicembre  2023, non arrivate neppure a 30mila unità, con un calo superiore al 9% rispetto  allo stesso mese dell’anno precedente e una quota di mercato scesa  dal 32,5% (dicembre 2022) al 29,7%, in cui tutti i brand del gruppo sono stati negativi e il marchio Volkswagen  per la prima volta in 96 anni consecutivi, ha superato nelle vendite il marchio Fiat, il Ministro si è reso conto del progressivo disimpegno di Stellantis nei confronti dell’Italia. Urso –  ha più volte sottolineato lo squilibrio nei rapporti tra Italia/Francia – a questo punto, ieri, proprio in visita in Basilicata, a Battipaglia, di fronte ad una platea di giovani imprenditori, ha toccato nuovamente l’argomento, dichiarando che vuole un altro costruttore  attivo nel nostro Paese “stiamo lavorando perché una seconda casa automobilistica possa insediarsi in Italia per raggiungere l’obbiettivo che ci eravamo dati”. Le nuove produzioni sono in una fase di stallo, le linee dello stabilimento di Mirafiori si fermeranno dal 12 febbraio sino al 3 marzo, un blocco di tre settimane che interesserà 2.260 dipendenti messi in cassa di integrazione. Per la Fiom il polo torinese è in stato di agonia, l’azienda non mantiene le sue promesse, motiva questa sosta come necessaria,  per adeguare la produzione alle differenti esigenze del mercato. Ancora i sindacati  hanno sottolineato che la cassa di integrazione penalizza i lavoratori a livello economico, gli operai hanno perso quote importanti di stipendio, mettendo in evidenza che il 2024 è il diciassettesimo anno consecutivo in cui la società, pur con diversi  assetti, utilizza gli ammortizzatori sociali. Anche a Melfi, in Basilicata, è stata interrotta ogni attività, ufficialmente per mancanza di componenti, ed è stato stabilito che  110 lavoratori di tutto l’indotto che gravita sul comprensorio saranno collocati in cassa di integrazione per un anno, per evitare, per il momento, i licenziamenti definitivi. Ieri il Ministro ha promesso anche oltre 500milioni di euro ”per la transizione industriale ed ecologica in modo da poter affrontare le sfide del processo di ristrutturazione del comparto automobilistico”. Confortato dalle parole del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, che è consapevole “che occorra uno sforzo straordinario per rendere le nostre aree industriali e artigianali più attrattive e accoglienti”. Il primo a parlare della necessità di aumentare la produzione di auto in Italia è stato, nel giugno scorso, Luca Cordero Montezemolo che aveva chiesto al Ministro Urso e al Governo “di mettere presto mano ad un piano industriale che coinvolga tutta la filiera, poiché il settore automotive è una colonna portante dell’economia del Paese”.

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