Se anche solo qualche mese fa qualcuno avesse detto pubblicamente che saremmo finiti come effettivamente siamo finiti, l’avremmo ritenuto uno squilibrato; salvo poi, oggi, riconoscerlo come un grande profeta. All’inizio della pandemia, erano in tanti gli “esperti” a minimizzarne i rischi, fino a rasentare il ridicolo, come quando raccomandavano di “starnutire nel gomito” facendo anche vedere in TV come praticamente si sarebbe dovuto fare. Il polemista Vittorio Sgarbi (l’uomo che da di “capre” a chi non lo asseconda) fu tra quelli che all’insorgere dell’emergenza sanitaria minimizzò ma ora, messo alle strette dall’evidenza, ha pensato bene di ricredersi pubblicamente; senza mancare di precisare che si tratta di un’eccezione, dato che normalmente egli non sbaglia mai. Non uscire all’aperto tranne che in caso di assoluta necessità, proteggersi quando si esce, ricevere i generi di sostentamento direttamente dai fornitori, comunicare per telefono o per posta elettronica: stiamo parlando di astronauti in esplorazione spaziale o di cittadini qualsiasi di questa Pasqua del 2020? Paradossalmente, quegli stravaganti che all’epoca della Guerra Fredda (1947–1991) si costruirono dei rifugi antiatomici, dotati di generatori elettrici, aria condizionata filtrata e frigoriferi, e li riempirono di generi alimentari a lunga scadenza, erano dei preveggenti e, se non fosse che li smantellarono in seguito alla nascita della Coesistenza Pacifica, oggi ne potrebbero trarre beneficio. E quelli che, come noi, vagheggiavano un futuro (“nel 2000” si diceva e si cantava) dove non c’era più necessità di muoversi da casa perché, calati dentro la “realtà virtuale”, si sarebbe lavorato dalla propria abitazione e goduto degli spettacoli preferiti stando comodamente davanti a un maxischermo? Eccoci serviti, certo un po’ troppo bruscamente, perché a quel che vedo siamo costretti a rimpiangere quando si “stava peggio”.
Di sicuro, quando l’emergenza sanitaria sarà terminata (e, secondo qualcuno, “sarà andato tutto bene”) ci si dovrà riprendere a poco a poco e sarà una cosa lenta e difficile e forse non si tornerà mai più ai grandi raduni nelle piazze e negli stadi perché, almeno quelli di questa generazione, vedranno nel prossimo un potenziale spargitore di contaminazioni: “sembra in buona salute, ma può essere asintomatico o avere un virus in incubazione”. Uno poi coi sintomi del raffreddore sarebbe guardato con grande sospetto e verrebbe subito isolato. Anche prendere un aereo, un treno o una nave potrebbe rappresentare un rischio da evitare qualora se ne possa fare a meno. Da questo punto di vista l’automobile, con a bordo parenti, conviventi o “immuni certificati” avrà un ruolo importante per gli spostamenti. Probabilmente gli Stati (magari, purtroppo, ancora alla rinfusa come è successo questa volta) saranno indotti a privilegiare la ricerca sanitaria, piuttosto che le spese militari; anche perché è dimostrato che una pandemia, più grave e diffusa di questa e creata ad arte, sarebbe peggio della bomba atomica. L’Italia si avvicina ai 20.000 morti affetti da Coronavirus ma il livello di impreparazione (diagnostica e attrezzature), comunque la pensino gli esperti, si valuta meglio leggendo il numero di medici e sanitari morti di COVID19, evidentemente lasciati allo sbaraglio; noi siamo a 100 dottori circa, guardate voi le statistiche delle altre nazioni. Quando la sanità funziona, per quanto l’attacco pandemico sia forte e improvviso, i medici devono essere in grado di sopravvivere al morbo, se non altro per curare gli ammalati. Ecco infine un altro indice per valutare la gravità della situazione: la presenza dei politici nelle zone sotto attacco. Crolla un ponte, cede una diga, succede un terremoto? Eccoli, doverosamente, accorrere a portare solidarietà e ad annunciare provvedimenti, a telecamere accese, naturalmente. In questa contingenza perdurante del Coronavirus, senza pretendere che visitino gli ospedali o che entrino nelle “zone rosse”, non s’è vista a miglia di distanza l’anima di un Membro Importante delle Istituzioni, neppure superprotetto da uno scafandro; forse a significare che si deve restare a casa. Se li vedremo arrivare sarà il segnale che se ne sta uscendo.