La moda – secondo settore in Italia per importanza sotto il profilo economico – rappresenta anche un motore sociale di enorme rilievo, un pianeta la cui presenza – spesso mascherata da leggerezza e vacuità- sa farsi sentire con una forza pari ai livelli di fatturato globale .
Case di moda, imprese produttrici, agenzie di marketing, singoli stilisti, si sono alternati in questi giorni in una gara di solidarietà e di presenza fattiva degna del più alto riconoscimento. Non stiamo qui ad elencare le partecipazioni in denaro offerte dalle firme più note ma anche da industrie il cui nome non fa parte del bagaglio mediatico che ruota intorno al caleidoscopio della moda. Aziende venete, italiane, europee, internazionali hanno offerto somme in denaro o hanno addirittura convertito la loro produzione consueta (interrotta per coronavirus) per fabbricare mascherine da inviare alla protezione civile.
Al di là di questa partecipazione davvero preziosa, il mondo della moda vive uno dei suoi momenti più scabrosi, non solo per le vicende che – al di là del rischio sanitario – ci colpiscono tutti , chi per un conto chi per un altro, ma per la necessità di affrontare un dopoche si presenta denso di nubi poco rassicuranti.
La moda in queste ultime stagioni stava vivendo una sorta di “agonia positiva”, nel senso che faceva ì conti con un clima che lasciava intuire molte perplessità. Sia dal punto di vista produttivo che creativo il mondo della moda aveva cambiato un linguaggio che , combattuto tra l’assecondare capricci e volubilità stilistiche al suo interno, era sottoposto a un mutamento radicale di “sistema”. E questo riguardava non soltanto la produzione sempre più sdoganata dai ritmi di sempre che riconoscevano il cambio di stagioni ma incalzata dalla necessità di proporre sempre novità, fino a dover organizzare sfilate – spettacolo (le sfilate cruise) a pochi giorni quasi dalle Fashion Weeks che non bastavano più a coprire l’esigenza di nuovo ad ogni costo.
Le proposte “cruise” destinate praticamente a privilegiare un “pronto” moda per la stagione imminente hanno rivoluzionato i tempi normali di lavorazione incalzate dalla necessità di tenere testa a un tipo di distribuzione inconsueta , affidata quasi essenzialmente all’impatto mediatico, pronta a volare in rete per bruciarsi nel giro di qualche settimana.
Ora, a causa della pandemia che sta colpendo il nostro pianeta intero, le sfilate “cruise” sono state eliminate e le Maison si trovano a fare i conti con il tempo di risalita, il mercato che si proporrà a contagio spento.
Come sarà la Moda dopo il coronavirus? La domanda sta intrigando produttori e osservatori, soprattutto si pone come qualcosa che tutti si aspettavano dovesse arrivare: un redde rationem nei confronti di un sistema che dava segni di saturazione. Sfilate spettacolari, sempre più costose, sempre più “eccessive”, idee e proposte tra le più azzardate spacciate come novità stilistiche, a impatto più sociale che estetico. Il tempo dell’ìncertezza, del dubbio, che caratterizzava le nostre ultime stagioni “prima del virus”, ha portato nella moda il segno dell’insofferenza non sappiamo se per il troppo, per eccessi artificiosi mal digeriti, una coltre pesante che sembrava invocare un tempo nuovo. Ma nuovo davvero.
Ora spetta agli ammiragli delle grandi navi che compongono la flotta della moda, bellissima e ben corazzata comunque , studiare un modo, anzi un mondo nuovo. E prepararsi a raccontarcelo con un linguaggio diverso tra poco, appena liberi dall’angoscia di questa brutta avventura che ci ha travolto. Invece delle sfilate…? invece delle modelle e dei modelli? Invece degli assalti per la prima fila?.. Invece della “notizia” ad ogni costo? Sta per arrivare un’altra moda?
Esauriente e di massima importanza per il domani della moda è la lettera che Giorgio Armani ha scritto come risposta agli americani , a proposito di quanto era apparso il aprile su WWD, sollevando certezze sulle quali i grandi dell’imprenditoria della moda sembrano trovarsi in perfetto accordo. Sul “domani-moda” infatti si sta aprendo il più ampio dibattito tra i VIP (ma anche i meno VIP) della moda.