“Per il rinnovo del Contratto collettivo specifico di Lavoro, nato più di dieci anni fa come Contratto Fiat e in scadenza a fine anno, chiediamo a CNHI, Ferrari, Iveco e Stellantis di riconoscere aumenti tali da garantire la piena tutela del potere di acquisto: questo sulla base delle attuali previsioni inflative significa 150 euro di aumenti medi mensili in paga base già nel 2023, pari all’8,4%, e meccanismi trasparenti per gli incrementi salariali degli anni successivi, nonché un miglioramento dei premiali di risultato differenziati per ciascun gruppo”. Lo dichiarano Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore degli elettrodomestici, al termine della convention di Roma in cui è stata presentata la piattaforma sindacale rivendicativa del CCSL, in scadenza a fine anno.
“Tutelare i salari dalla inflazione – argomentano Palombella e Ficco – è oggi di assoluta importanza, per ragioni sia di giustizia sociale sia per di tenuta economica complessiva. In caso contrario, difatti, non solo i lavoratori dipendenti andrebbero incontro a un rapido impoverimento, ma l’Italia sprofonderebbe in un quel circolo vizioso che porta il nome di austerità e che alla fine immancabilmente conduce alla crisi e al fallimento”.
“L’importanza del CCSL – proseguono Palombella e Ficco – va oltre i circa 70.000 lavoratori a cui si applica, poiché le relazioni sindacali in quella realtà che fu Fiat, e che ora è rappresentata da una molteplicità di grandi aziende multinazionali, hanno da sempre rappresentato un punto di riferimento per l’intero mondo del lavoro. Speriamo che anche la trattativa che sta per partire possa confermare questa tradizione non solo dal punto di vista salariale, ma anche sul versante dei diritti, delle condizioni di lavoro, dei metodi di coinvolgimento dei lavoratori. Chiediamo di rafforzare il sistema di partecipazione dei lavoratori alla vita e ai risultati di impresa, con un miglioramento dei premi di risultato, e chiediamo di definire normative più avanzate in tema di smart working, di formazione, di inquadramento e di organizzazione del lavoro”.
“Siamo consapevoli – concludono Palombella e Ficco – delle difficoltà del contesto industriale, economico e politico che stiamo attraversando, delle delicate sfide poste nel settore automotive dalla transizione energetica, ma non possiamo né vogliamo accettare che tali difficoltà siano scaricate per intero sulle spalle dei lavoratori. Spesso politici, commentatori e perfino imprenditori denunciano che gli stipendi in Italia sono bassi; ebbene è arrivata l’ora che dimostrino di essere sinceri, appoggiando le nostre richieste sindacali”.