Si chiamava «Redazione Servizi Speciali», ma per tutti era «da Cucchi», come fosse un ristorante. E lui si chiamava Luigi, ma per tutti, nel Giornale e fuori, parliamo degli anni ’80 e ’90, era il collettore della comunicazione professionale. Oggi come allora, senza pubblicità i giornali, di carta e non di carta, si accartocciano e si bruciano, e non insorgano gli inserzionisti se qui e ora, dopo oltre 35 anni, aggiungiamo un «purtroppo». Per chi lavorava nella redazione diretta da Luigi (scomparso ieri a 78 anni a Milano), quel «purtroppo» non esisteva ancora. Esisteva il «per fortuna». La notizia prima di tutto? Sì, ma il 6 per 3 e il 4 per 5 e, meglio ancora, le pagine intere (intese come ingombri pubblicitari) avevano quasi pari dignità rispetto alla parte più autenticamente giornalistica. I maliziosi la chiamavano redazione «paragiornalistica», «parapubblicitaria» o anche «marchettara», la verità è che si trattava, anche lì, di informazione. ( leggi tutto qui https://www.ilgiornale.it/news/politica/addio-maestro-cucchi-grande-giornalista-dei-servizi-speciali-2400451.html)