Quanto sono importanti i colori nella moda? Quanto influenzano la nostra vita ? Ti sei mai chiesto di che colore è la felicità? E l’odio? Quel che è certo è che il tema è stato più volte studiato ed è diventato argomento di libri come quello dell’amata Luciana Boccardi “Colori. Simboli, storia, corrispondenze” e del più recente “La teoria dei colori stile & società a contrasto” di Eugenio Gallavotti. Proprio in quest’ultimo volume ho trovato un senso a molte cose viste a Parigi durante la fashion week, un modo per ricongiungere la moda con il tempo che stiamo vivendo.
Gallavotti spiega come nell’Europa della fine degli anni Trenta, quella dei nazisti, fascisti per intenderci, Elsa Schiaparelli mise in scena in collaborazione con Salvador Dalì la prima collezione dedicata al circo e sulla facciata di Place Vendome vennero appoggiate scale che servivano agli acrobati per fare i loro numeri. In quell’atmosfera di bombardamenti, Schiaparelli inventò il rosa shocking, il colore più acceso e più famoso nella tavolozza dello stile, in antinomia con il cipria e il confetto in voga fino a quel momento. Al nazismo si risponde con quella gradazione unica di magenta, modellata sulla silhouette di Mae West, immortalata anche dal flacone del profumo Shocking de Schiaparelli. In tempi difficili la moda è sempre scandalosa diceva Elsa Schiaparelli, parole che oggi fanno riflettere.
Paradossalmente negli anni Sessanta con il nuovo benessere ecco che Balenciaga crea il nero che diventa una costante per la sua carriera e conquista il mondo del lusso dando vita al minimalismo che significa azzeramento, semplificazione, essenzialità.
E’ da questo fermo immagine, di una moda che si confronta con i tempi, che Pierpaolo Piccioli direttore creativo di Valentino crea un nuovo colore, il Pink PP, ideato in collaborazione con Pantone Color Institute e lo immortala nella nuova collezione. Il pink dilaga ovunque, dalla pedana alla bellissima Zendaia che è abbagliante in un total look talmente rosa da creare uno shock visivo che però ne mette in risalto il volto. E sulla passerella sono proprio i corpi a risaltare, quasi in maniera cruda anche quando i tagli o le forme sono ampi o i pizzi e i ricami laser hanno il sopravvento. E’ tutto rosa, dalle finiture alle meterie, alla pelle delle borse che accolgono questo gesto sperimentale diventando maxi o minuscole, catturando sempre l’attenzione perchè i codici della Maison sono inalterati. Codici che si ritrovano negli abiti ricchi di rouches, fiocchi, scollature geometriche e motivi floreali ad effetto 3D. Per l’uomo domina l’effetto “Blanco” inteso non come colore ma come cantante, al suo debutto in prima fila a Parigi: camicie in organza e chiffon e le cappe oversize che stanno conquistando il pubblico più giovane, qui rigorosamente domina il nero. I brividi davvero quando Pierpaolo si presenta con una voce prima della sfilata e dice che l’amore vince su tutto, l’amore è tutto, l’amore è la sola cosa di cui abbiamo bisogno.
Daniel Roseberry, direttore creativo di Schiaparelli confessa di aver portato avanti la palette dei colori della couture anche nella collezione ready to wear. “Questa stagione abbiamo deciso di comunicare con il nero, il bianco e l’oro Schiaparelli, per lasciare che fossero gli abiti – le loro forme, la loro sartoria – a parlare. Il nostro obiettivo qui era la perfezione, il tipo di perfezione che nasce dal rigore. Qual era l’abito perfetto, il maglione perfetto, il cappotto perfetto? Volevo sapere non solo cosa rendeva indiscutibile un pezzo, ma cosa lo rendeva perfettamente Schiaparelli.” E quindi le creazioni appaiono delle armature vulnerabili che permettono di conquistare ma anche di arrendersi all’amore.
Lascia libero sfogo all’immaginazione Roger Vivier, dove il rosa si combina con il cristallo abilmente assemblato da capaci artigiani. Gherardo Felloni, direttore creativo della Maison rievoca i colori dell’intimità in un hotel particulier dove gli ospiti sono accolti in stanze in cui il colore si accoppia con l’interiorità e dove l’animo umano si immerge in raffigurazioni allegoriche, statue che prendono vita, un cigno gigante che indica la strada della trasformazione. Andrea Della Valle ammette che più che mai abbiamo bisogno di leggerezza e che non vuol dire superficialità ” Per noi questi anni sono stati molto complessi, specie per un prodotto di lusso come Roger Vivier che ha bisogno di celebrazioni e di occasioni d’incontro. Siamo fiduciosi che la moda riuscirà a sopravvivere anche a questa ulteriore prova, perchè ogni prodotto è frutto di una filiera di artigiani che sono il cuore della nostra economia e oggi tutti producono nel nostro paese”. I passi nel futuro li faremo con la scarpa cigno, passi nella trasformazione e nell’eleganza.
Anche la bella brasiliana Raquel Diniz che ha presentato la sua collezione a Parigi, ammette di affidarsi esclusivamente ad una produzione made in Italy. ” Ho debuttato nella moda nel 2016 con la mia etichetta dopo essermi diplomata all’Istituto Marangoni. Milano è la mia città, a giugno aprirò il primo monomarca in via Borgospesso. Vendo i miei abiti in tutto il mondo e si distinguono proprio per i materiali pregiati, quest’anno ho inserito anche la pelle.” Le lavorazioni sono costruite sul corpo senza costringerlo e donando morbidezza anche quando sono in tessuto denim. Un mix tra alta moda e couture che si completa con una collaborazione con Aquazzura per una capsule collection di calzature disegnata da Edgardo Osorio e Diniz e una linea di gioielli SO-LE Studio realizzata in pelle riciclata.
Il rosso è immersivo nella collezione Au Départ, produttore di articoli da viaggio di lusso parigino che dal 1834 crea raffinati bauli realizzati a mano. Con la Red Collection il monogram del marchio è protagonista e si accende sulla tela cerata che si compone anche i borse reversibili oppure viene rieletto in Canvas per essere pratico e leggero. Dal rilancio ufficiale dello storico malletier parigino nel 2019, quando Au Départ ha debuttato al Salone del Mobile di Milano dello stesso anno con un’installazione-evento dei suoi innovativi bauli di lusso, si sono susseguite una serie di originali collaborazioni, a partire da quella con l’iconico treno a lunga percorrenza Orient-Express, con cui ha firmato una capsule collection di borse e accessori da viaggio e, di recente, con Bang & Olufsen, creando una varietà di oggetti che abbinano tecnologia e luxury travelling come i bauli con giradischi da DJ e impianto audio incorporati. “A Au Départ, amiamo parlare in termini di movimento piuttosto che di viaggio”, ha commentato il CEO Gianfranco Maccarrone che vuole mantenere esclusivo questo brand e soprattutto lavorare sulla personalizzazione. ” Un set per i sigari o un baule per lo champagne possono rappresentare per molti un acquisto folle ma il mercato del lusso è questo e il nostro cliente vuole poter investire in un’opera d’arte così come in un oggetto creato esclusivamente per lui“.
La ripartenza, per la collezione di Maria Vittoria Paolillo è fatta di colori vividi e la donna MVP Wardrobe debutta per la prima volta nella capitale francese. Nell’autunno i colori sono pink, rosso, cherry, nude, ibis rose, crema e nero e i tessuti spaziano dal raso di seta al raso di viscosa, cotone, crepe in misto seta e crepe in viscosa. Nell’inverno i colori sono blue, green dolphin, white e anfora proposti su tessuti di lana moer, viscosa, alpaca, velluto e flanella. MVP continua il suo percorso verso la sostenibilità con una ricerca di senso di responsabilizzazione verso la collettività e l’ambiente. Come per la Primavera Estate 2022 buona parte dei tessuti derivano da fibre riciclate (i.e. i denim) o da produttori di filato aventi certificazioni green di valenza riconosciuta a livello internazionale.
Ma i colori di oggi sono il giallo e l’azzurro, quelli della bandiera Ucraina, che Balenciaga ha omaggiato agli ospiti della sfilata. “Questo show non ha bisogno di spiegazioni. È una dedica al coraggio, alla resistenza e alla vittoria dell’amore e della pace” racconta Demna, il direttore artistico della maison, georgiano rifugiato in Germania. E i modelli sfilano in una bufera di neve dove gli abiti sventolano nei colori della guerra, ma anche della speranza.