Daimler, la casa madre di Mercedes-Benz, nel secondo trimestre dell’anno, è riuscita a contenere la contrazione del suo fatturato entro il 29%, ha registrato 30,2 miliardi di euro, a causa del calo delle vendite dovuto alla pandemia in atto nel mondo. La perdita operativa ha segnato un rosso di 1,9 miliardi di euro, le immatricolazioni hanno contato 541.800 tra autovetture e veicoli commerciali leggeri ma, in cassa, rimangono 9,5 miliardi di liquidità netta. Ola Kallenius, il ceo del gruppo, ha dimostrato segni di ottimismo per affrontare con serenità gli effetti della crisi “con l’ipotesi che la ripresa economica si stabilizzi nel secondo semestre dell’anno”, accelerando anche il processo di ristrutturazione annunciato nel novembre scorso che prevedeva già la soppressione di 10mila posti di lavoro sui circa 300mila dipendenti che il gruppo contabilizza attualmente nel mondo. Kallenius non ha nascosto che “saranno valutati tutti i costi, compresi quelli del personale, da qui al 2025”. Si vedono i primi segnali di aumento delle vendite nell’alto di gamma e nelle vetture elettriche del brand Mercedes, fanno ben sperare per chiudere l’anno in corso con un risultato operativo (ebit) positivo anche se inferiore a quello del 2019. “Non ci adattiamo a una recessione globale, stiamo confrontandoci con una trasformazione”, ha ancora commentato il manager, confermando di voler rompere definitivamente con la produzione di massa lanciata dal suo predecessore Dieter Zetsche per concentrarsi sulle auto di lusso dove il potenziale e la redditività sono più elevate. Il pensiero va immediatamente alla Cina dove questa tipologia di auto, proprio nel secondo trimestre, è cresciuta – a differenza del mercato europeo e americano – del 22%.