Dopo essere stato definito “severo” e “ intrattabile”, Carlos Tavares, il ceo di Stellantis, parlando di se stesso, si è descritto come “ psicopatico della performance”. Al punto finale della sua carriera, l’uomo non lascia ricordi positivi su nessun fronte. Nel momento in cui deve riassicurare i suoi azionisti e il mercato preoccupati per il deterioramento delle vendite di Stellanti sia in Europa che negli Stati Uniti, si è presentato di fronte al Parlamento italiano con il solo obiettivo di difendersi dagli attacchi – per lui ingiusti – che gli vengono rivolti riguardo la produzione ormai praticamente annullata negli stabilimenti italiani. Ha parlato di un piano – sventolando due fogli che nessuno ha letto – in cui assicurava di aver assegnato nuovi prodotti a tutte le fabbriche lungo la Penisola, sino al 2030. Nello stesso tempo, incolpava i costi troppo alti in Italia, superiori del 40% a quelli degli altri paesi, di fatto accusandoci di non essere competitivi, chiedendo incentivi e sovvenzioni per sostenere la domanda. Un atteggiamento che non ha contribuito a riconciliare i rapporti tra il manager e i rappresentanti del Governo e di diverse associazioni.
Carlo Calenda, il leader di Azione, è stato il primo a reagire, ricordando che all’inizio dell’anno, proprio Tavares aveva dichiarato di voler raggiungere il traguardo di un milione di auto prodotte, mentre in quasi dieci mesi, non si è arrivati a 400mila unità. E come non bastasse i 40mila dipendenti che lavoravano a gennaio, a dicembre non saranno più di 15mila. Ha rammentato anche a John Elkann, il presidente di Stellantis, che aveva rivendicato il pieno rispetto delle identità nazionali, dopo aver annunciato che la 500 verrà costruita in Algeria, la Panda in Serbia, la Topolino in Marocco e l’Alfa Romeo Junior in Polonia. Contraddizioni tanto evidenti da non meritare risposta. Matteo Salvini, ministro delle infrastrutture e dei trasporti, è stato ancor meno diplomatico, pretende delle scuse da parte di Tavares, accusandolo di non aver spiegato come intenda ribaltare il declino industriale del settore auto senza continuare a chiedere solo aiuti.
Il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, pretende un atto di responsabilità da parte di Stellantis che non deve abbandonare l’Italia ed affrontare insieme la sfida della transizione. Il segretario generale della Cgil. Maurizio Landini ha sottolineato che la “situazione è drammatica” , sollecita palazzo Chigi di convocare Tavares, precisando che non vi è stato alcun investimento neppure in ricerca e sviluppo. A margine di una convention organizzata a Capri dai Giovani di Confindustria, durissima è stata la replica di Emanuele Orsini , presidente di Confindustria, dove ha dichiarato che “ la richiesta di Stellantis per avere ulteriori incentivi è una pazzia, E’ necessario aprire al piano di transizione 5.0 – il pacchetto di incentivi, finanziato da fondi pari a 6 ,3 miliardi – anche gli investimenti avviati nel 2023.”