Far atterrare un veicolo su Marte si dice “ammartare”? Perché così si è sentito dire dai commentatori e si è letto, a proposito della discesa del rover “Perseverance” dell’Ente Spaziale Americano NASA sul suolo del quarto pianeta del sistema solare, avvenuta il 18 febbraio scorso. Sembrerebbe logico e accettabile, dato che ormai abbiamo omologato l’analogo “allunare” per le discese sulla Luna. Stiamo (staranno, in prospettiva) a vedere cosa succederà con Venere e Giove, ammesso che l’esplorazione spaziale si spinga fino a far atterrare anche sulle loro superfici oggetti inviati dalla Terra; ne usciranno degli “avvenerare” e “aggiovare”, decisamente discutibili? Questo indugiare su una considerazione di carattere semantico, quando si è in presenza di un avvenimento tanto importante dal punto di vista tecnico e scientifico, è la dimostrazione di quanto sia facile trasferire dallo straordinario all’ordinario anche le cose più sorprendenti, se diventano ripetitive. A molti verrà in mente la famosa storiella di Ennio Flaiano, divenuta anche una commedia, intitolata “Un marziano a Roma” e quindi, date le circostanze, molto opportuna, seppure a parti invertite. Oggi un ipotetico marziano potrebbe osservare con fare annoiato che un’altra automobile terrestre a sei ruote è arrivata sul Pianeta Rosso. In effetti “Perseverance” è perlomeno il quarto veicolo a muoversi su Marte, preceduto dai gemelli “Spirit” e “Opportunity” (ammartati nel 2004) e “Curiosity” (2012, ancora funzionante). Addirittura il quinto se vogliamo considerare anche “Sojourner” (1997), un giocattolo di 11 kg, lungo 65 centimetri, largo mezzo metro e alto 30 cm, che visse tre mesi muovendosi nell’area di un campo di calcio attorno al luogo di atterraggio (pardon, ammartaggio). Perseverance, che pesa una tonnellata e ha le dimensioni di un vero e proprio veicolo abitabile, non è però l’unico mezzo di trasporto che arriva su Marte con la missione del 18 febbraio, perché esso ha come compagno un mini-elicottero o, se vogliamo, un super-drone a doppia elica controrotante, chiamato “Ingenuity”, parola che fa parte di quel settore del lessico detto “falso amico”. I falsi amici sono i termini stranieri che hanno assonanza con parole italiane ma hanno significato molto diverso. Ben noto, ad esempio, è l’inglese “test”, che significa “prova” e non ha niente a che vedere con l’italiano “testo” (libro) o anche “testa”; così, ingenuity significa ingegnosità, inventiva e anche abilità ma non certo ingenuità. Verrebbe da pensare che, come nel caso del “rover giocattolo Sojourner” (a proposito, non è un “soggiorno”, ma il nome di una famosa attivista americana e comunque in italiano significherebbe “straniero”), quando su Marte voleranno veri e propri elicotteri ci si dimenticherà che il primo oggetto volante in grado di ammartare e ripartire per un numero indefinito di volte fu Ingenuity, nel lontano 2021. Ma imitarlo su scala maggiorata non sarà cosa semplice, tanto è vero che l’effettivo funzionamento di Ingenuity è tutto da scoprire e rappresenta una “sfida” tecnologica all’interno di quell’avventura così bene iniziata di Perseverance, che è principalmente finalizzata a conoscere meglio Marte e le sue eventuali connessioni con l’origine della Vita: sul Pianeta Rosso, sulla Terra e nell’Universo. Se da un lato “staccarsi” dal suolo marziano è più facile di quanto accada a noi terrestri, perché la forza di gravità è solo un terzo, dall’altro l’atmosfera di Marte è molto rarefatta, costituita da anidride carbonica e ha una densità che è solo l’uno per cento della nostra. Si sfiorano dunque le condizioni della Luna, dove il peso è molto ridotto e la mancanza di atmosfera rende impossibile l’uso di paracadute oltre che il volo a elica; in conseguenza per allunare e alzarsi dal suolo servono i razzi. L’elicotterino Ingenuity pesa solo 1,8 kg; se ce la farà, potrà volare a 5 metri di altezza per circa tre minuti per poi ritornare presso Perseverance a ricaricare le batterie; dopo di che sarà pronto per un’altra ricognizione. Ma per l’ipotetico marziano annoiato sarà la vera novità arrivata dalla Terra.
…bravo, ingegnere. Cari saluti in attesa di, assaturnare, aduranare (?), annettunare, applutonare e via che vai
Caro e vecchio (nel senso che dai tempi di 4R di anni ne son passati…) amico e collega, leggo sempre con grande interesse i tuoi attenti e precisi commenti su Chi è Chi, poi non trovo mai il tempo per ringraziarti e farti i miei complimenti per la sempre intelligente puntualità su fatti e fatterelli vari. Tolgo gli indugi in questo storico, SPAZIALE momento, W l’ammartaggio e la… perseveranza con cui si è raggiunto il risultato.
Alla prossima, con grande piacere, Dug
Ciao Gianni. S’andasse poi su Cerere…
Ciao Giorgio, un abbraccio.