Auto

Apr 14 GP BAHRAIN: IL COMMENTO

di Paolo Ciccarone

Cosa è il carisma? E’ quella capacità umana che trasmette potere, empatia, capacità e rispetto in una sola persona. Lo si è capito quando nel paddock del GP del Bahrain è comparso Luca di Montezemolo, ospite del principe regnante Salman Al Khalifa. Il loro ingresso dalla porta dei box, col codazzo delle guardie del corpo, col protocollo interrotto ogni passo, ad ogni garage, con i vari tecnici, team manager e anche semplici meccanici, che si affollavano a salutare il ritorno, dopo 11 anni, di Montezemolo in un box. Era commosso, stralunato, non si aspettava una accoglienza del genere e lo stesso è accaduto domenica, quando in griglia si è presentato fra il presidente FIA, Ben Sulayem, e il CEO di Liberty Media Stefano Domenicali, suo ex dipendente alla Ferrari per 28 anni. In griglia, fra i piloti che scantonavano il presidente ma salutavano Montezemolo, dopo la gara quando emozionatissimo ha sventolato la bandiera a scacchi, la prima volta in vita sua, ecco alla fine di questa 24 ore di passione, si è capito cosa è il carisma. Quello che si sta costruendo Oscar Piastri, alla seconda vittoria stagionale con la McLaren imprendibile. Freddo, analitico, mai sopra le righe, un uomo di ghiaccio. Sta crescendo e si sta formando un suo carisma. Lo percepisci dalla capacità, l’empatia e il rispetto che si sta costruendo. Quello che in passato avevano un Hamilton, soltanto quinto con la Ferrari, e un Alonso che oggi deve sgomitare pur di trovare un angolo di gloria. In un paddock appiattito, da encefalogramma piatto senza spunti, è bastato rivedere un personaggio che per anni ha tenuto banco alla Ferrari. La stessa cosa con Jackie Stewart, che a quasi 86 anni sale a bordo della sua Tyrrell del 1973, quella dell’ultimo titolo mondiale, e fa una esibizione per raccogliere fondi contro la demenza senile, malattia che affligge la moglie da anni e che Jackie non ha mai abbandonato nonostante l’età, gli acciacchi e il viaggiare per il mondo. In Bahrain più che quello accaduto in pista è stato il fuori pista a colpire, a dare un senso a una gara che ha confermato il solito copione, McLaren davanti, Mercedes dietro (secondo Russell, peccato per errore strategia del team per Antonelli, che in gara ha fatto un paio di sorpassi da manuale) e poi la Ferrari. Quella di Leclerc, perché almeno il monegasco ci prova, si inventa qualcosa, resiste come può a Norris che ne combina più di Bertoldo, sbagliando la posizione in griglia di partenza, i sorpassi e le strategie ma finisce terzo lo stesso nonostante i 5 secondi scontati ai box per l’errore al via. E’ un mondiale a ritmo serrato, domenica si corre a Jedda, altra pista veloce e da scommesse a 300 all’ora. Ma dal Bahrain, dove è emersa la mancanza di anima della Ferrari, vuoi per le prestazioni, vuoi per il peso politico in fatto di scelte regolamentari, si capisce come questa F.1 mordi e fuggi attragga sì tanti spettatori, ma poi di concreto lascia ben poco se basta rivedere nel paddock una figura che mancava da 11 anni per catalizzare l’attenzione e il rispetto di tutti. Segno che di attuale, al momento, non c’è molto per farne almeno una imitazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

.
.

SEGUICI SU INSTAGRAM

SEGUICI SU FACEBOOK

Facebook Pagelike Widget
Top