Con le pive nel sacco, così si può definire la gara della Ferrari che dopo la pole position di Leclerc al sabato e 17 giri in testa alla corsa, porta a casa un secondo posto e un ritiro per Sainz, innescato proprio da una lotta fra i due piloti della rossa negli ultimi due giri. Quando Leclerc ha dovuto alzare bandiera bianca contro Oscar Piastri, l’astro della McLaren che al 17.giro ha infilato la Ferrari di Leclerc al comando e ci è rimasta davanti quel tanto che bastava per vincere il secondo GP della carriera. E’ stato in quel frangente, con i continui tentativi di Leclerc di superare Piastri, con numeri di alta scuola, traversi sui cordoli, muretti baciati ed esercizi da funamboli del volante, hanno portato a una usura delle gomme posteriori di Leclerc e la bandiera bianca contro Piastri.
Dietro, invece, Perez con la Red Bull non aveva sbagliato niente, aveva mantenuto ritmo e gestione gomme, meglio di lui Sainz, che era risalito fino al punto da infilare prima Perez diventando terzo, poi attaccare Leclerc che gli ha chiuso il portone in faccia, mandandolo largo e consentendo al messicano di infilarsi al fianco della Ferrari che, a sua volta, si stava spostando per chiudere il tentativo del messicano.
Risultato, due macchine a muro, ritiro amaro per entrambi autori di una gran gara e con la possibilità di un risultato incredibile sul finire e la Ferrari che da due macchine sul podio e una classifica costruttori e piloti più favorevole dell’attuale, torna a casa sconfitta in pista dalla McLaren, con un Piastri autore di una gara da incorniciare per il ritmo, la freddezza e la capacità di gestione delle gomme anteriori consumate senza lasciare mai il minimo spazio a Leclerc che come un’ombra, dal 17 giro fino al 51 ha imparato a memoria gli scarichi della McLaren e deve accontentarsi di un secondo posto che, alla luce dei fatti, è una delusione e che dopo il successo di Monza avrebbe incorniciato al meglio la risalita della Ferrari, una Ferrari cui manca sempre qualcosa per chiudere il cerchio e che, mancando Newey, passato alla Aston Martin, ripete il mantra che conta il gruppo. Vero, ma provate a dire a una orchestra che senza il maestro Muti o Von Karaian sono la stessa cosa e capirete perché la dichiarazione made in Maranello è solo una replica della storiella della volpe e l’uva.
Adesso si va a Singapore, fra sette giorni con una pista identica, la Ferrari potrebbe riparare alla vittoria persa a Baku, con questa macchina adesso si può sognare…