Fernando Alonso e la regola del terzo incomodo. In un GP in cui Max Verstappen ha ottenuto la vittoria n.17 della stagione, senza dimenticare quella del sabato nella gara sprint, è stato lo spagnolo a dare spettacolo per un terzo posto in classifica. Una gara maiuscola in cui ha usato il cervello e mostrato cosa vuol dire l’esperienza e che lo ha fatto diventare l’eroe di giornata a San Paolo. E per un eroe che ritorna, un incubo che continua a Maranello perché stavolta Charles Leclerc non è nemmeno partito. Ha percorso solo 6 curve nel giro di formazione prima del via. Si sono bloccate le ruote posteriori e in testacoda è andato a sbattere contro le barriere. Fine della gara prima della gara. Un record che risale a Montecarlo dove dalla pole position non partì nemmeno a causa della rottura del semiasse nel giro di formazione. In quanto a disastri la Ferrari trova sempre il modo di migliorarsi e a poco vale il sesto posto di Sainz che in Qatar non era partito per un serbatoio bucato e in Brasile, complice una frizione regolata male, non ha potuto inserirsi nella lotta al vertice, lasciando spazio ai vari Norris, secondo con la McLaren e ottavo podio della stagione, nonché Perez Alonso e compagnia bella. Per la Ferrari è andata bene che la Mercedes abbia avuto un week end disastroso con Russell ritirato e Hamilton finito dietro alla rossa, per cui in classifica generale, in vista del secondo posto finale (che non vuol dire niente in termini di risultato ma porta una decina di milioni di premi in più) ci sarà da serrare i ranghi. Quindi, con un Verstappen che continua la cavalcata mondiale con risultati scontati, una situazione di classifica in cui solo occasionalmente si vede qualcosa di diverso, ma sempre per le posizioni di rincalzo, il dubbio è uno solo: a che servono 23 gare più 6 gare sprint per sancire quello che si sa già in 15 gare come era in passato? E’ una lunga litania, una cerimonia vista e rivista con sempre le solite cose: inno nazionale, bambini in primo piano, presidente Domenicali che batte il cinque a tutti i ragazzini schierati, avvenente Dj in rettilineo di partenza con musica a palla, tribune con soliti tifosi inquadrati per questo o per quello. Un film e un copione già visto in tutti i circuiti del mondiale con in più, stavolta, l’invasione di pista del pubblico prima del fine GP e relativa ammonizione per gli organizzatori. Che per inciso fanno capo in qualche modo a Bernie Ecclestone. Perché il GP non è del Brasile, ma di San Paolo, visto che la vecchia organizzazione era detentrice del nome, Bernie, tramite la moglie avvocato di San Paolo, trovò questo modo per fare la gara sul circuito di Interlagos cambiando il nome. Un genio al confronto della metodicità attuale e dei risultati che stancamente si trascinano gara per gara. Ne mancano due alla fine, Las Vegas che si correrà in notturna nella città dell’azzardo mentre da noi sarà l’alba della domenica 19 novembre, e poi tutti ad Abu Dhabi per la passerella di chiusura e un Verstappen che vorrà incrementare il record. Nel frattempo Alonso gongola, e la Ferrari guarda al futuro ancora una volta. E le lacrime di Leclerc in macchina: “Ho perso l’idraulica, ho perso l’idraulica, sono sfortunato” lasciano qualche dubbio sulla dinamica e sul racconto seguente. La sensazione che non sia andato proprio come ce la vogliono raccontare è molto forte. Specialmente quando il solerte addetto stampa ha “suggerito” a Leclerc di stare zitto. Si sa, i panni sporchi si lavano in famiglia. Il problema è capire quale, visto che qui di famiglie allargate nei box di Maranello ne circolano un po’ troppe…