Ci deve essere qualcosa nel DNA della Ferrari corse che prima ti illude, ti fa sognare e poi ti riporta coi piedi per terra con la delusione alle stelle. Perché in Cina, dopo i proclami di Vasseur su modifiche miracolose, gente che lavora di notte per sfornare l’arma totale, finisce che i due piloti si inzuccano al sabato e fanno il bis la domenica. Conclusione: quarti e quinti con Leclerc e Sainz, mentre davanti oltre al solito Verstappen, che potrebbe starsene a casa e venire direttamente la domenica sul podio a ritirare la coppa, c’era pure la McLaren di Lando Norris, con un passo gara decisamente superiore alla Ferrari. Sposti l’attenzione a Imola, dove la Ferrari in qualifica aveva ottenuto le prime tre posizioni e dominato la gara per tre quarti. Fino alla pioggia. E qui il DNA di Maranello spunta prepotente con una strategia sbagliata che relega le tre rosse (vabbè, una è gialla) nelle posizioni di rincalzo: ovvero quarta piazza. A un passo dal podio occupato da Toyota e due Porsche. Come in F.1 con una McLaren e due Red Bull. Una situazione che parte da due poli opposti. Nel WEC la squadra è gestita in maniera professionale e ad altissimo livello, con una squadra di piloti, anche italiani, che hanno pure vinto a Le Mans. In F.1 la squadra è ancora alla ricerca della quadratura del cerchio, perché dopo Domenicali, Mattiacci, Arrivabene, Binotto è arrivato Vasseur. Il tutto in dieci anni circa. Nel WEC, o meglio nel GT, gli uomini sono sempre gli stessi, capeggiati da Antonello Coletta, un gentleman delle corse, uno che dell’umanità ne ha fatto la cifra principale. Infatti è raro vedere un capo amato e stimato a tutti i livelli. In F.1 invece c’è sempre qualcosa che non quadra. La differenza è che nel WEC e GT lavorano senza aprire bocca, in F.1 forse perché costretti, devono sempre dire qualcosa. Anche banale. Col risultato che quando va male, spesso, ci si arrampica sugli specchi, mentre nel WEC (con una decina di costruttori in ballo, Toyota, Porsche, Cadillac, Peugeot, Lamborghini, BMW e via cantando) si parla serenamente, si dicono le cose come stanno e si continua a lavorare con umiltà. Mica come in F.1 dove squadre private, Red Bull vende bibite, McLaren fa le GT da qualche anno ma era un “garagista” per dirla alla Enzo Ferrari. Ecco, servirebbe un mix fra le due cose, possibilmente togliendo di mezzo i problemi di strategia (gomme dure che non vanno in F.1, soste sbagliate nel WEC) e si operasse in maniera diversa, col sorriso sulle labbra. Cosa che il presidente John Elkann ha voluto vedere coi suoi occhi a Imola. Dimenticandosi forse che la Cina è uno dei mercati più importanti per la Ferrari e per il gruppo Stellantis in vista degli accordi e delle varie situazioni delle fabbriche made in Italy. Quindi, una domenica bestiale, dove siamo passati dall’illusione alla delusione (imolese) alla rassegnazione (cinese). Peccato, perché a Imola, dopo le qualifiche, ci speravamo tutti. Sarebbe stata una bella rivincita sull’alba rossa (mancata) di Shangai. Sono le corse, andrà meglio in futuro. Si spera.
Foto: Ferrari.com