Ci vorrebbe Renzo Arbore e la sua ironia in casa Ferrari. Perché lui, a suo tempo, facendo indietro tutta aveva dato il sorriso a milioni di italiani. Qui, invece, facendo indietro tutta, il sorriso lo hanno tolto a milioni di italiani che speravano in una rossa vincente dopo il trionfo di Montecarlo. Invece no, chiusa la parentesi felice del Principato, quasi come se una lunga mano avesse voluto creare qualcosa da ricordare, per la SF-24 e il suo team tecnico le gare seguenti sono state un susseguirsi di delusioni. In Canada le gomme non andavano in temperatura, in Spagna, che di temperatura ne aveva abbastanza da far cuocere un uovo sull’asfalto, non andava l’aerodinamica, in Austria l’aerodinamica e il saltellamento nelle curve veloci e in Inghilterra, ultima della serie, oltre alle gomme non andava nemmeno il frigo delle bibite ghiacciate per i meccanici. Si fa per dire, ovviamente.
Di sicuro la gara storica per eccellenza, 13 maggio 1950, prima corsa del mondiale F.1, ha riservato un altro evento storico con la vittoria, n.104, di Lewis Hamilton con la Mercedes. Erano quasi tre anni che l’inglese non vinceva una gara e qui ha sfruttato le condizioni meteo che hanno favorito la sua visione di gara, il suo saper gestire le cose e coordinarsi col box fino a superare la McLaren di Norris, che ha sbagliato la sosta ai box per tempismo e scelta gomme infelice. Sempre meglio della Ferrari, ovviamente, che ha concluso quinto con Sainz e giro più veloce, tanto per far vedere che qualcosa l’hanno fatta, e un Leclerc 14.esimo a un giro di distacco, doppiato pure dal compagno di squadra a un certo punto. Un disastro da un lato, nel giorno dei record dall’altro, perché 17 anni dopo la prima vittoria in F.1, 300 GP dopo, 150 podii, Hamilton ha vinto per la 9.volta a Silverstone, nuovo record assoluto di un pilota che si impone sullo stesso tracciato. Insomma, un Hamilton storico, prossimo pilota Ferrari, che si trova a vincere con la Mercedes quando la rossa va a fondo.
Anzi, indietro tutta per dirla alla Renzo Arbore. Il resto sono dettagli: Verstappen secondo ha lavorato di mestiere con una Red Bull che sul bagnato non era veloce come McLaren e Mercedes, sull’asciutto ha sfruttato le gomme giuste contro quelle sbagliate di Norris, la McLaren ha commesso un doppio errore: il pit ritardato di Piastri e la scelta delle gomme per Norris. Hanno la macchina migliore del gruppo ma manca ancora qualcosa per essere al vertice. In attesa di capire il mistero Red Bull, definire il futuro Ferrari, meglio godersi questo mondiale a 6 punte: dopo Verstappen, Sainz, Norris, Leclerc e Russell adesso ha vinto Hamilton. In 12 gare 6 vincitori, un bel segnale per il mondiale F.1 che fra due settimane va in Ungheria per fare 13. Pista amata da Hamilton, ideale per la vecchia Red Bull: e la Ferrari?
(foto Reuters da Repubblica.it)