Doveva essere la gara della rimonta, si è trasformata nella gara della batosta. Max Verstappen vince in casa davanti alla Mercedes di Russell e la Ferrari si becca 18 secondi di distacco in appena 12 giri, gli ultimi dopo l’ingresso della safety car. Un divario così, a inizio stagione, era impensabile e vedere la faccia di Charles Leclerc, col suo divario salito da 98 a 109 punti a 7 gare dalla fine. Un peccato perché l’inizio di stagione aveva fatto presagire ben altro rispetto al quadro attuale. Una gran macchina, una squadra ben amalgamata e un pilota in forma strepitosa. Prime gare, 50 punti di vantaggio, il mondiale sembrava cosa già fatta. Fine stagione, 109 punti sotto, ovvero si è passati in poche gare a buttare nel macero 159 punti rispetto ai rivali. Una cinquantina per rotture dei motori quando si era in testa, altrettanti per errore del pilota e il resto per la gestione della squadra che in quanto a strategie, sono diventate una scenetta di Crozza in un programma comico. L’ultima proprio in Olanda, con la gomma posteriore sinistra di Sainz in giro per i box e il pilota sui cavalletti in attesa del montaggio. Una scena simile si era vista in Germania, Nurburgring, nel 1999. Passano gli anni, resta l’amore per la Ferrari e le gestioni al box che creano incertezza. Tanto che un arguto tifoso olandese era sugli spalti con un cartellone inneggiante alle strategie Ferrari e una coppia di dadi. Ovvero vada come vada. Rien ne va plus e infatti non va più niente a Maranello. Il motore che era una bomba, adesso pare una miccetta. L’aerodinamica da favola è scomparsa per strada e la Principessa del mondiale si è svegliata a causa degli schiaffoni della Red Bull. Colpa della TD39, la famigerata direttiva tecnica della Federazione che ha imposto nuovi parametri di rigidità ai fondi? Può essere, ma non si capisce perché gli altri non hanno avuto problemi e a Maranello sì. Mistero. Il motorone, talmente bello che hanno deciso di cambiarne un altro a Sainz proprio a Monza, questo prossimo week end, pare bello magro. Ovvero, farlo consumare di meno per imbarcare meno benzina ed essere più leggeri in gara. In qualifica Leclerc ha tirato fuori il tempone, Sainz era lì. Come dire che sul giro secco ci siamo. Peccato che le corse, come in Olanda, ne abbiano 72 di giri e qui comincia l’affanno. Incrociamo le dita, qualcosa di buono si è visto e altro si vedrà ancora. In tutto questo c’è sempre il silenzio dei vertici e tutto pesa sulle spalle di Binotto, che difende la squadra, minimizza, enfatizza dove può. Ma è in affanno anche lui, anche perché nessuno la domenica sera, o il lunedì mattina, gli viene in soccorso aprendo bocca e coprendo la squadra. Strana gestione, strano ambiente. Strano tutto da quelle parti e se provi a spiegarlo rischi di finire dietro la lavagna. Vabbè, arriva Monza, la nostra gara, casa nostra, le premesse non sono le migliori, ma saremo lì tutti a soffiare dietro quelle rosse che fanno sognare e arrabbiare. Più questo che altro, negli ultimi tempi…