Il GP d’Olanda ha insegnato una cosa importante nel mondo della F.1. La vittoria di Lando Norris su McLaren merita di essere seguita con attenzione per un solo particolare che vi sveliamo. GP del Bahrain, 2 marzo 2024. Vince Verstappen, che in Olanda è arrivato secondo, e sulla McLaren di Norris infligge un distacco di 48 secondi a fine gara. Ovvero dopo i canonici 305 km. In Olanda Norris ha vinto con 22 secondi di vantaggio sulla Red Bull di Verstappen, ovvero i meno 48 di marzo sono diventati i più 22 di agosto, come dire che in 5 mesi la McLaren ha recuperato 70 secondi che diviso i classici 305 km di un GP fanno circa 230 millesimi al km. In termini percentuali un abisso in F.1, ma ci sta. Perché con questo regolamento non ancora sviluppato in tutti i suoi aspetti, basta indovinare la modifica per fare un passo da gigante. E la McLaren lo ha fatto, anche nei confronti della Ferrari che festeggia il brodino del terzo posto di Leclerc come se fosse un risultato di cui vantarsi. Forse sì, visto che alla vigilia in qualifica si erano presi quasi un secondo di distacco.
Ma tornando alla McLaren e al dominio, emerge qualcosa di importante. Uno, è possibile recuperare se si capisce cosa sta succedendo sulla macchina. Due, per farlo non serve dare la caccia al colpevole di turno (leggi Maranello con le fughe e gli annunci di arrivi vari) ma sedersi attorno a un tavolo e dire: ok, proviamo a capire e a trovare una soluzione. Cosa che in teoria fanno tutti, ma qui siamo di fronte all’evoluzione di un sistema che Andrea Stella, il team Principal, ha ereditato dalla Ferrari in cui era un ingegnere responsabile e che deve a Montezemolo e alla sua visione il metodo portato in McLaren. Perché per quanto si possa dire, Stella non è stato cacciato dalla Ferrari, ma aveva costruito un rapporto molto forte col suo pilota, Fernando Alonso, al punto da seguirlo in Inghilterra alla McLaren, attratto dalla sfida. Quindi, non sedersi sugli allori, ma cercare di capire anche quale sia il proprio limite. Alla McLaren, tanto per dirne una, pure sul cappuccino (il migliore di tutto il paddock F.1) hanno fatto delle prove. O era troppo caldo, o troppo freddo, o troppo liquido o troppo denso. Passo dopo passo, senza accusare il barista di turno, hanno stabilito uno standard. Sul cappuccino, figurarsi sulla macchina. Il resto è sotto gli occhi di tutti. Due piloti veloci, Piastri ha concluso quarto non riuscendo a superare Leclerc, due macchine che vanno bene dappertutto e il responsabile tecnico, Rob Marshall, bello paciarotto che sembra appena uscito da un pub dopo l’ennesima birra di troppo. Eppure ha funzionato, hanno rivoluzionato la classifica iridata con un motore clienti Mercedes, proprio mentre la Mercedes “vera” finisce indietro rispetto al team cliente.
Metodo, umiltà, talento, intuizione, voglia di rischiare: “Beh, se fosse andata male non è che ci sarebbe cambiata la vita” ha detto Andrea Stella. Come dire, anche se va male, importante è provarci. Quello che stanno facendo loro, quello che non fa la Ferrari, sempre in attesa di annunci di arrivi miracolosi e sempre lì a inseguire. Quello che faceva la Red Bull prima che Newey salutasse la compagnia e si dedicasse ai suoi hobby. Monza, fra pochi giorni, rappresenterà l’ennesima gara della svolta, quella delle novità, degli annunci, delle modifiche miracolose. Speriamo sia la volta buona, perché se la Ferrari dovesse andare al solito anche sulla pista di casa, beh… prevediamo qualche incazzatura ad alto livello, per ora trattenuta dalle promesse mai mantenute.