Ha vinto Max Verstappen con la Red Bull e questo ormai non fa più notizia, anche se il successo n.50 del pilota olandese stavolta è stato sofferto visto che Hamilton è arrivato secondo quasi in volata e Norris terzo ma nemmeno tanto lontano. Al solito la Ferrari ha deluso le attese e dopo la pole di Leclerc, fin dalla prima curva il monegasco è stato relegato al secondo posto per finire al sesto con una strategia a una sosta sola che non ha pagato; anzi pure Sainz, con due, è finito davanti sebbene solo al quarto posto. Poi a fine gara, quando in Italia era notte fonde, è arrivata la doppia squalifica di Hamilton e Leclerc per via del fondo della vettura troppo consumato e pertanto non in regola con le norme attuali. Ovvero, una gara che già si è conclusa tardi in Europa con una classifica che viene stravolta durante la notte, come dire quello che avete visto non è vero e si ricomincia. Con una presenza di 432 mila spettatori nel week end, il GP Usa ad Austin si è rivelato un successo, peccato che sia circondato dalla prepotenza e quasi spocchiosa gestione completamente made in USA di un avvenimento, la F.1, che resta profondamente europeo e non italiano addirittura. Una sorta di gestione alla marchese del Grillo. Per chi non lo ricordasse, il marchese del Grillo è stato un film che è entrato nella storia soltanto per una frase, quella in cui il suddetto marchese, interpretato da Alberto Sordi, arrestato e poi rilasciato dalla polizia, a chi chiedeva perché a lui fosse stato riservato un trattamento di favore, lui rispose con una frase diventata un classico nel lessico nazionale: “Perché io so io e voi non siete un c…”. Ecco, la F.1 di oggi con la gestione made in USA di Liberty Media, rappresenta perfettamente questa filosofia del “io so io e voi…” perché ad Austin, Texas, con 7 ore di fuso orario di differenza, se ne sono guardati bene dallo spostare gli orari del week end e così abbiamo avuto la sessione di qualifica del venerdì che si è conclusa a mezzanotte, il sabato la gara sprint è partita a mezzanotte e finita poco prima dell’una. Se per gli Europei, che lavorano nell’informazione, ha significato non dare spazio alcuno ai risultati, visto che i giornali sono già in chiusura e i TG a quell’ora avevano altro da mandare in onda, di fatto il week end sul vecchio continente è vissuto sul riporto di qualcosa che è stato, mentre le dirette (una sola a dire il vero) ha raccolto poco meno del 2 per cento di share, ovvero un’asta coi quadri di Teomondo Scrofalo (personaggio immaginario di un programma comico TV) ha fatto senza dubbio meglio. Non parliamo poi del medio oriente, di quelle terre assolate e desertiche che versano a Liberty Media fior di quattrini: fra Bahrain, Arabia Saudita, Qatar e Abu Dhabi, ogni anno contribuiscono con oltre 200 milioni di euro alle casse americane. Per loro le qualifiche e la gara sprint erano da notte fonda, viste le altre due ore di fuso orario. I nuovi tifosi, fra cui quelli arabi, di alzarsi alle 3 del mattino per vedere 19 giri di noia mortale, difficilmente lo hanno messo in preventivo. E quindi, il succo della questione è: a che serve una F.1 made in USA dove il mercato di riferimento è quello USA, dove lo show deve essere USA e la promozione made in USA? Le pagliacciate coi piloti con lazo, baffi e cappello da cow boy, le livree speciali con stelle e strisce, le famose americanate, servono per il pubblico locale. E allora, vogliamo la par condicio noi europei. Ovvero le gare e le qualifiche quando vogliamo noi e non quando gli orari vanno bene agli spettatori americani: meno di 2 milioni per Miami a fronte di una popolazione di 300 milioni di abitanti, quanto l’Europa ma con la differenza che i 2 milioni li facciamo solo in Italia quando va male. Vogliamo una livrea speciale Red Bull, Haas e Williams coi colori italiani, con i nostri monumenti e i piloti Ferrari vestiti da gondolieri a Venezia, visto che lì li hanno conciati da pagliacci coi baffi e foulard da vaccari. Se poi aggiungiamo che mentre in Italia elemosiniamo uno sconto per ospitare la gara e che negli USA Miami e Las Vegas sono a carico di Liberty Media, che Germania e Francia non hanno un GP eppure hanno industrie auto di prim’ordine mondiale, questa corsa al pubblico made in USA, con gli orari che fanno comodo a loro, con le pagliacciate che piacciono a loro, ma sacrificando la platea dei vecchi appassionati europei, alla fine diventa proprio l’ennesimo modo di mostrarsi al mondo. Una F.1 da marchese del Grillo, loro so loro e noi non siamo un …