Quella tra Herno e Miart è una liason iniziata nel 2015 con la creazione del “Premio Herno” dedicato al miglior progetto espositivo, inteso come valorizzazione del concetto di display.
Per la 9° edizione il Premio Herno, ex aequo, alla Galerie Buchholz (Colonia – Berlino – New York) e a ChertLüdde (Berlino) nella sezione Established
La giuria ha annunciato la decisione di premiare eccezionalmente due gallerie che hanno presentato eccellenti lavori in questa edizione di miart: “siamo stati colpiti dalla proposta della galleria ChertLüdde, che riunisce artisti internazionali e italiani storici e contemporanei intorno a posizioni femministe, in particolare Clemen Parrocchetti e Pauline Curnier Jardin. Siamo stati altrettanto colpiti dalla forza e dalla qualità della Galerie Buchholz, che presenta opere accattivanti di artisti come Paul Thek e Isa Genzken, insieme a pezzi rari e inaspettati di Lukas Duwenhögger e Lutz Bacher”.
Nei 3000 mq del nuovo Showroom Herno l’arte contemporanea ha uno spazio rilevante e specifico: è dedicata volutamente alle donne. Due le artiste esposte ed entrambe ospiti Herno nei giorni di Miart: Pae White e Latifa Echakhch.
Diverse le opere di queste due autrici, tra le predilette della collezione Marenzi, già presenti nella sede sul lago, ad inspirare giornalmente con i loro temi fortemente sociali, ma anche come esplicito omaggio alla forza lavoro più numerosa nell’azienda lacustre, cosi come in ogni azienda di moda, le donne.
“Fair Winds & Following Seas”, commissionata e fortemente voluta da Claudio Marenzi, è l’imponente opera che Pae White ha lavorato e realizzato direttamente nella hall ad accogliere ospiti e collaboratori in un turbinio di colori evocato da un delicato movimento: “mi sono ispirata all’augurio di buona fortuna che i marinai si scambiano prima della partenza e a quello per un buon ritorno, e ho scelto questa citazione per il titolo per ciò che ho imparato personalmente da Claudio, e cosi i cavi di sostegno blu fanno riferimento al mare e ai venti favorevoli.”
“Fantasia” di Latifa Echakhch, “è stato un colpo di fulmine durante la scorsa Biennale di Venezia dove era esposta” racconta Marenzi.
L’artista ha espresso un percorso tra nazioni incapaci di comunicare, ci racconta la fragilità del concetto di confine, dell’appartenenza e dello sradicamento culturale. Si tratta di un fitto reticolo di aste portabandiera, identiche tra loro, che escono dal terreno.