Il gruppo Stellantis ha annunciato, questa settimana, nonostante volumi di vendita in calo, dei risultati finanziari eccezionali (utile di 16,8 miliardi di euro, poiché sono stati difesi i margini aumentando i prezzi) compresi i bonus per i suoi dipendenti e la retribuzione per il ceo Carlos Tavares. Pubblicando gli esiti nel bilancio è stato anche comunicato il versamento di 4,2 miliardi di dividendi ai suoi azionisti. Lo scorso anno (2022) Tavares aveva ricevuto 14,9 milioni (2,1 milioni di euro in meno rispetto al 2021) che comprendevano stipendio, bonus e indennità di pensione. Un compenso che potrebbe raggiungere i 23,5 milioni di euro nel 2026, se verranno rispettati gli obiettivi preposti dai piani a lungo termine, considerando il comunicato della società che vede “allineati gli importi che percepiscono i suoi pari, sia in Europa che in America”. Il suo contratto prevede che la quasi totalità del suo reddito (più del 90%) sia variabile, per cui a rischio, ossia è soggetta agli utili reali ottenuti nel corso di tutta la gestione annuale. Negli accordi presi con gli azionisti, il suo compenso contempla, entro il 2026, anche un volume di azioni, che è fissato sempre in base agli obbiettivi raggiunti complessivamente, sia industriali che commerciali. Proprio lo scorso anno, Stellantis ha voluto fare chiarezza, facendo trapelare con trasparenza, come vengono calcolate e fissate le retribuzioni in base alla trasformazione del programma Dare Forward 2030, per portare l’azienda a zero emissioni di carbonio, entro il 2038, anticipando la concorrenza. Il piano di incentivazione, nei dodici mesi, comprende non solo il ceo, anche 56mila dipendenti e altri 1600 per quello a lungo termine. Tutte le retribuzioni, comprese quelle dell’amministratore delegato, sono determinate dalla costituzione di Stellantis che consiste in un mix di 12 società americane e 12 europee, da cui deriva il fatturato, stabilito per il 48% dalle imprese statunitensi e per il 36% dalle europee, con un utile, rispettivamente del 59% e del 24%.