Trattandosi di una tecnica relativamente recente, l’invio nello spazio di sonde, satelliti artificiali, laboratori orbitanti e astronauti non ha ancora esaurito tutte le possibilità che questa nuova prospettiva può offrire; anzi probabilmente non si arriverà mai ad esplorarle tutte. All’inizio dell’attività spaziale si trattava quasi solamente di una gara tra le superpotenze USA e URSS, motivata soprattutto dal fatto che l’ancora recente conflitto mondiale aveva reso evidente che l’aeronautica e la missilistica sarebbero state sempre più determinanti per avere la supremazia militare. Oggi, gran parte dell’attività connessa con l’utilizzo di razzi spaziali ha una motivazione commerciale, tanto è vero che oramai quasi settimanalmente si lanciano satelliti per telecomunicazioni nuovi o in sostituzione di quelli che mano a mano esauriscono la loro vita utile. Un tempo, il complesso di elementi e operazioni necessari per un lancio era finanziato, prodotto, diretto e coordinato da un unico soggetto che progettava l’impresa aerospaziale, possedeva le rampe di lancio, costruiva i razzi e quanto da essi trasportato, seguiva la complessa fase di controllo. Oggi succede (in particolare nei Paesi occidentali con spiccate attitudini pragmatiche) che una società progetta i satelliti, un’altra finanzia l’impresa, un’altra ancora fornisce i razzi e un’ultima mette a disposizione la rampa di lancio. Il tutto, evidentemente, per avere il minor costo totale e la maggiore probabilità di riuscita; le Compagnie di assicurazione hanno una parte essenziale nel valutare rischi e coperture.
Ne è un chiaro esempio l’impresa in corso: la prima che, per inviare due astronauti americani sulla Stazione Spaziale Internazionale ISS, vede collaborare la NASA (ente spaziale statunitense) e l’azienda Space X (proprietà di Elon Musk, quello della Tesla) oltre ad altri soggetti meno importanti; NASA e Space X hanno già collaborato in numerose missioni di rifornimento, ma senza uomini a bordo. La rilevanza mediatica dell’avvenimento è enorme, come è inevitabile, dato che i “privati”, ed Elon Musk in particolare normalmente definito “visionario” (ma non troppo), hanno tutta la convenienza a mettere in luce le loro capacità e i loro meriti. “Normalmente”, l’andirivieni di astronauti tra Terra e ISS è garantito dalla Russia, che mette a disposizione (a pagamento) le attrezzature ben collaudate e affidabili del programma Soyuz e lo ha fatto ormai per quasi 140 volte; in fondo si tratta, per via delle tecniche di aggancio tra modulo e stazione orbitante recentemente migliorate, di un “viaggetto” di poche ore, dell’ordine del tempo di un volo aereo transcontinentale. Il lancio verso la Stazione Spaziale della nuova navicella “SpaceX Crew Dragon” rappresenta anche e soprattutto un momento storico perché riprende l’invio di astronauti dal suolo americano, che si era interrotto nel 2011, e lo fa dal celebre sito di Cape Canaveral in Florida, Centro Spaziale John F. Kennedy, piattaforma 39. Un concentrato di riferimenti, anche emozionali, al presidente che volle la conquista della Luna, senza vivere in tempo per vederla, e alla base da cui partirono gli impressionanti vettori Saturn V alti più di centodieci metri (progetto del tedesco Wernher Von Braun) del programma lunare Apollo (1961-1975), i razzi più potenti mai costruiti finora. L’otto luglio 2011, quelli che furono gli ultimi astronauti a staccarsi da suolo degli USA (tre uomini e una donna, americani) lo fecero a bordo della navetta “Atlantis”, l’ultima versione degli Space Shuttle; destinazione la Stazione Spaziale Internazionale. Il traghetto (shuttle) fu messo fuori esercizio e collocato in un museo per il costo eccessivo ma nessuno dimentica la sua grande versatilità perché poteva mettere in orbita satelliti, recuperarli, ripararli: il grande telescopio spaziale orbitante Hubble, che compie oggi 30 anni e che fu lanciato anch’esso dalla rampa 39 di Cape Canaveral, deve la sua messa in orbita e i successivi aggiustamenti ai numerosi interventi eseguiti dagli astronauti degli shuttle: senza di loro sarebbe stato un fallimento.