“Il vero valore della rivoluzione impressa dal nostro presidente Luca de Meo a Renault – dice Raffaele Fusilli, ceo di Renault Italia – riguarda indubbiamente lo sforzo di innovazione tecnologica che non c’è mai stato così evidente, unito alla bellezza. Se Dostojeski diceva che la bellezza salverà il mondo, noi siamo convinti che la bellezza salverà l’auto”. Era necessario provocare un colpo di fulmine con macchine più umane, dal linguaggio più sensuale, senza linee troppo forti, risvegliando un nuovo stile, diretto per il brand della Losanga con il logo più verticale a dimostrazione dell’orgoglio nelle proprie capacità.“ L’aspetto umano del nostro brand è cultura che vibra – sottolinea ancora il manager – quella che ci avvicina alle persone attraverso l’automobile, con un approccio più informale, a partire dal segmento più basso per arrivare al C e al D. E’ stato creato un legame tra la vita e le auto progettate”. Il pericolo Cina esiste, Pechino ha esportato nel primo trimestre dell’anno più di un milione di veicoli, sviluppa una filiera che passa dall’ estrazione del litio alle batterie, agli equipaggiamenti connessi con i costruttori cinesi che iniziano a sentire la necessità di aprire fabbriche nei vari mercati del mondo. Pur avvertendo la pressione in atto, Fusilli commenta che anche “gli Stati Uniti hanno stabilito una politica protettiva per frenare l’ingresso di vetture cinesi nel loro continente che, automaticamente, ricercano nuovi mercati di sbocco. Renault ha 125 anni di storia consolidata, abbiamo inventato dei segmenti con un’ offensiva di prodotto incredibile che non si ferma. Lanceremo, entro il 2025, 14 modelli di cui sette saranno proprio di segmento C e D. Tra queste vi sarà il ritorno di due leggende, la Renault 4 e 5, saranno il simbolo più forte della nostra evoluzione”. Una strategia è anche messa in atto per assicurare la singolarità dei successi passati, lanciando la sesta generazione dell’Espace “ quaranta anni fa, questo modello, ha inventato il segmento dei monovolume – racconta Fusilli – oggi pur completamente reinterpretato, conservano il Dna delle cinque generazioni precedenti, offrendo più confort, abitabilità e luminosità. Si viaggia dialogando con l’auto attraverso la voce, guardando il cielo, con una visione panoramica simile a quella di una berlina. L’Espace monta il motore ibrido (E-tech full Hybrid ) più efficiente sul mercato, quello che emette meno Co2 al chilometro . Proponiamo tutti prodotti alto di gamma, la definizione più coerente che differisce dal concetto premium, rivolgendoci ad un consumatore che non esalta la propria ricchezza o posizione sociale ma vuole evidenziare la sua capacità di valutazione e la sua personalità”. E’ stata annunciata la commercializzazione di un suv coupé, di segmento D, con motore ibrido, che sarà chiamato Rafale, il nome di un aereo da combattimento che rimanda ad un percorso di prestazioni e aerodinamica, verrà presentato in prima mondiale a metà giugno, al Salone Le Bourget, la grande manifestazione francese dell’aria e dello spazio, un modello concentrato sulla fascia delle famigliari compatte, il cuore del mercato europeo.
Che il settore auto motive, in Italia, stia completamente trasformandosi, iniziano ad averlo capito in molti, anche a causa delle norme sempre più limitanti. Questo riguarda sia lo stop della vendita di auto termiche entro il 2035 sia l’ Euro 7, a proposito è intervenuto Luca de Meo, nel suo doppio ruolo di ceo del Gruppo Renault e di presidente Acea, durante il festival dell’Economia di Trento. “ L’industria automobilistica sta cercando di dribblare delle regolamentazioni che riteniamo non opportune e non proporzionali, augurandomi che vi sia una veloce revisione da parte della Comunità europea sulle nuove norme che riguardano l’Euro 7”. In pratica sono previste ulteriori strette sulle emissioni di azoto per le auto diesel, con limiti pari a quelli delle auto a benzina che non rendono felici la maggior parte dei costruttori. De Meo ha ringraziato il Governo italiano che ha preso, in merito, una netta posizione insieme ad altri paesi che giudicano la normativa “ irrealistica”. Il manager si è espresso anche molto chiaramente sul ruolo futuro che l’industria dell’auto dovrà avere, chiedendo “ regole uguali che andranno rispettate, senza permettere a tutti di entrare in Europa senza contribuire alla crescita dell’ecosistema europeo. Serve una chiara strategia industriale, in Europa l’11% della popolazione attiva lavora, direttamente o indirettamente, nell’auto, un territorio che deve essere assolutamente protetto, prima della transizione ecologica dove tutti stiamo facendo in modo che la tecnologia dominante sia quella delle batterie, proteggendoci dall’arrivo dei cinesi che ormai sono alle nostre porte”. Se causa Covid-19, a cui è seguita la carenza di semiconduttori e i venti di guerra, le aziende hanno dovuto concentrarsi su prodotti con alto margine per registrare utili più alti, ora per loro si prospettano tempi non facili, lo spiega bene una ricerca effettuata da Bain&Company, che precisa “ che la situazione economica generale si sta deteriorando, creando un clima di elevata concorrenza che potrebbe far scendere i prezzi con i costi in aumento a causa dell’inflazione. In Italia il mercato a volumi ha chiuso il 2022 sotto del 10% rispetto ai valori registrati nel 2021, ben 16% solo sul canale privati e oltre il 30% sotto i volumi pre-pandemia 2019”. Attualmente il settore fattura circa 90 miliardi, pari al 5,2% del Pil, è composto da 5.500 imprese che hanno in carico, per la sola produzione 270 mila addetti. Il TUV Italia ( ente indipendente di certificazione, ispezione, testing, collaudi e formazione, ecc) descrive , da ormai tre anni, il settore in sofferenza anche se la componentistica, nonostante tutte le difficoltà, ha registrato un 2022 positivo, grazie all’esportazione. Paolo Scudieri, presidente dell’Anfia, pensa che “sia necessario lavorare velocemente su proposte di politica industriale con strumenti incisivi e adeguati alla rapidità dei tempi, che sappiano coniugare gli obiettivi di decarbonizzazione con la riconversione del tessuto produttivo della nostra filiera facendo il possibile per mantenerne alta la competitività a livello globale. Auspico nei prossimi mesi un lavoro congiunto di Governo e mondo imprenditoriale per stimolare gli investimenti produttivi e in ricerca e innovazione che creino soprattutto condizioni favorevoli per un significativo incremento dei volumi produttivi di autoveicoli nel nostro Paese nei prossimi anni, condizione imprescindibile per valorizzare il Made in Italy automotive nel mondo.” L’automotive continua ad essere il barometro di tutta la nostra industria ma stanno sempre più emergendo temi che richiedono risposte concrete, per salvaguardare l’occupazione e la nostra forza industriale. Oggi anche nella Motor Valley, molte piccole società, si occupano non solo dello stile delle carrozzerie ma attraverso centri ricerche all’avanguardia, sviluppano produzioni di altissima qualità, da sempre vanto della nostra storia e delle nostre radici. A rafforzare questo concetto ci pensa l’ing. Marco Bonometti, presidente del Gruppo Omr, Officine Meccaniche Rezzatesi, che ha dichiarato al Corriere: “Si sono sentiti fiumi di parole sull’industria italiana dell’auto, ma si sono visti pochi fatti ed azioni conseguenti. L’industria dell’auto rappresenta il pilastro portante per una crescita economica sostenuta, per creare lavoro ed occupazione, garantendo un domani sostenibile per le generazioni future dell’Italia. Non si producono quasi più le automobili nel nostro Paese se non una piccola quantità, poco più di 400.000 e negli ultimi anni l’Italia è scesa dal 2° all’8° posto per la produzione di auto in Europa. Cosa aspettiamo a realizzare un vero progetto di politica industriale per l’auto ed adottare quelle azioni strutturali di competitività della filiera automotive Italiana? Magari anche attraendo un nuovo costruttore che sappia apprezzare la nostra tecnologia, le nostre competenze ed il nostro capitale umano.Con l’impegno a produrre nel Paese una parte importante di componenti come è richiesto in altri continenti. Dobbiamo difendere la filiera dell’auto come industria 4.0 sugli investimenti, anche a fondo perduto, riforma fiscale dell’auto, esenzione contributiva sul costo del lavoro per il sud. E’ arrivato il momento di valorizzare la nostra potenza industriale e difendere gli interessi nazionali.”