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Mar 23 IL CALCIO TRA SFIDE E SOLIDARIETA’

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Un momento come questo non ce lo dimenticheremo facilmente, questo è certo. Un dramma mondiale che coinvolge tutti, nessuno escluso. Nemmeno i calciatori, da sempre considerati una categoria a parte. E certe decisioni sul far giocare comunque il campionato di Serie A sembravano andare proprio in quella direzione. Eppure le regole imposte dal governo adesso valgono anche per loro, e non potrebbe essere altrimenti.

 

Niente calcio, niente partite, niente allenamenti. Tutti a casa, anche gli eroi dei weekend di campionato, anche i campioni che infiammano i martedì e mercoledì di Champions League.

 

Ecco allora che ai tempi dei social scopriamo la loro parte più intima e privata, quella che in molti erano restii a mostrare. La loro casa, la loro famiglia, le loro abitudini. Da qualche settimana a questa parte, invece, anche i calciatori hanno aperto le porte di casa ai loro tifosi, compreso chi in passato cercava di tenere ben distinta l’immagine del professionista da quella del padre o marito. E chi già lo faceva, lo sta facendo ancora di più.

 

Merito dei “challenge”, ovvero le sfide, che di giocatore in giocatore rimbalzano specialmente via Instagram, dove a suon di “stories” ne stiamo vedendo di tutti i colori. Prima erano i palleggi nel salotto con il pallone, poi il pallone è diventato un rotolo di carta igienica, e di prova in prova “sfidando” tre colleghi alla volta ecco che tutta la Serie A si è ritrovata a palleggiare a piedi nudi sul tappeto di casa. A questo si aggiungono anche le immancabili prove ai fornelli o con l’aspirapolvere in mano, tutto al grido di “Adesso fallo tu!”.

 

Attenzione! Non sono passatempi banali, non è soltanto il modo di ingannare il tempo durante l’isolamento, perché dietro a tutto questo c’è ben altro, dal momento che le sfide sono spesso associate alle donazioni, e in tal senso la risposta di società e giocatori è stata esemplare. Tutti, ma proprio tutti, si sono impegnati per lanciare gare di solidarietà a favore di ospedali o strutture, per dare la possibilità di acquistare macchinari o allargare le terapie intensive, trovare nuovi letti o acquistare le mascherine da donare a dottori e malati.

 

Non è questione del “quanto”, così come non deve essere scontato, secondo il banale pensiero che chi guadagna molto e vive una vita privilegiata ha un qualche obbligo in più.

 

Il messaggio di un campione ha una forza diversa, una capacità di penetrazione superiore a quella di chiunque altro. E i numeri dicono che i soldi raccolti sono tanti, devoluti a chi in questo momento rischia la propria vita per gli altri. Ora come ora i veri campioni sono loro.

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