Partire primo e arrivare quarto. A Montecarlo, dove solo un cataclisma poteva ipotizzare un risultato simile. La Ferrari che nel Principato aveva ipotecato la prima fila dopo la gara ne è uscita sconfitta. Errori nella gestione della gara, strategia sbagliata, discussioni coi piloti. Alla fine vince Sergio Perez con la Red Bull e, quello che peggio, Max Verstappen finisce davanti a Charles Leclerc che era partito in pole position ed è l’unico rivale per il titolo mondiale. Non sparate sul pianista, uno slogan diffuso nei saloon dell’800 negli USA, ovvero colui che vi intrattiene non è responsabile di quanto accade intorno. Lo stesso si può traslare sui piloti della Ferrari. Perché se Carlos Sainz discute col box di strategia, dicendo che forse era meglio aspettare la pista asciutta per mettere le gomme slick invece che passare alle intermedie, ebbene il pilota non ha sbagliato. Vi spieghiamo perché. Dopo il via caotico sotto la pioggia battente, con tutti i piloti che avevano le gomme da bagnato, il tracciato ha cominciato ad asciugarsi e il dubbio era se montare le gomme intermedie oppure aspettare ancora qualche giro e passare direttamente a quelle d’asciutto. Quando il primo a fermarsi per montare le gomme intermedie è stato Gasly con l’Alpha Tauri, si è capito che la scelta era giusta visto che erano più veloci di quelle da bagnato. A questo punto la Red Bull ha chiamato Perez al cambio mentre alla Ferrari, qualche giro dopo, via radio discutevano con Sainz sulla possibilità di farlo o meno. Sainz voleva proseguire e montare quelle da asciutto e l’idea era giusta, perché avrebbe fatto un solo cambio gomme e quello che perdeva nel tempo sul giro usando le coperture da bagnato rispetto alle intermedie, sarebbe stato compensato da: A, un solo pit stop invece di due come hanno fatto gli altri; B da una gomma subito più veloce e quindi avrebbe recuperato 25 secondi per il pit in meno e altri sei o sette, minimo, per la scelta anticipata. Chi vuole dare la colpa al pilota per aver stravolto le strategie della Ferrari sta sbagliando. Come ha sbagliato la Ferrari a fare il doppio pit stop chiamando prima Sainz e poi Leclerc, combinando un pasticcio al box che nemmeno nelle gare minori dove non hanno esperienza. Se questo è stato il primo errore terribile, che oltre a far perdere il comando della gara ha pure retrocesso Leclerc al quarto posto, nella ripartenza dopo la bandiera rossa per l’incidente di Mick Schumacher il secondo errore. Con circa 30 minuti di gara da disputare (il regolamento prevede due ore al massimo e quindi non contano più i giri previsti ma il tempo) bisognava usare delle gomme più veloci. A Montecarlo non si passa facilmente ma se rispetto ai rivali monti delle gomme dure invece che medie, è chiaro che loro andranno più veloci di te nella parte iniziale della minigara e il ritmo più lento negli ultimi minuti viene compensato dal fatto che non è facile passare. Quindi coi due piloti è stata scelta la strada sbagliata anche nella scelta di gomme dure (usate per giunta contro le nuove della Red Bull). Risultato finale: dalla prima fila rossa e una ipoteca sulla gara, la Ferrari ha fatto due autogol che hanno permesso a Red Bull di vincere e allungare in classifica. E i piloti non hanno colpa. Per vincere ci vuole tutto perfetto: la macchina, e la Ferrari è stupenda; i piloti, e i due ragazzi Sainz e Leclerc rappresentano davvero un bel mix, e la squadra. Che è mancata. Il resto sono chiacchiere da bar con un risultato che delude e spiace per chi non ha sbagliato nulla in una domenica bestiale da mettere nel dimenticatoio.
Sacrosanto giudizio! Purtroppo in Ferrari non sono nuovi a pasticci del genere che mandano in bestia i tecnici che hanno creato una monoposto perfetta ed i piloti che non hanno sbagliato una virgola. Sarà impietoso, ma vogliamo ricordare quanti titoli mondiali sono stati persi per errori di strategia? Felipe Massa ancora piange un titolo sfumato per poco, per non parlare di Alonso ed altri. L’unica fortuna di Leclerc e’ che siamo quasi ad inizio campionato e le gare da disputare ancora tante.